
L’ex senatore di FI Antonio D’Alì è stato condannato dalla Corte d’appello di Palermo a 6 anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa. Il provvedimento è stato letto dal presidente del collegio, giudice Antonio Napoli, al termine di una breve camera di consiglio.
La Procura generale, con il pg Rita Fulantelli, aveva chiesto la sua condanna a 7 anni e 4 mesi per il politico di Trapani, mentre la difesa aveva invocato l’assoluzione.
Secondo l’accusa, accolta dai giudici della corte d’Appello di Palermo, D’Alì, oggi 70enne, nel corso della sua attività politica ha "mostrato di essere a disposizione dell’associazione mafiosa cosa nostra e di agire nell’interesse dei capi storici come il latitante Matteo Messina Denaro e Salvatore Riina" e "con il suo operato ha consapevolmente e fattivamente contribuito al sostegno e al rafforzamento di Cosa nostra - ha detto il pg durante il suo intervento - mettendo a disposizione le proprie risorse economiche e successivamente il proprio ruolo istituzionale di Senatore della Repubblica e di Sottosegretario di Stato".
Per i pm, che avevano chiesto la condanna a 7 anni e 4 mesi, l'ex senatore trapanese avrebbe avuto rapporti con le cosche e con esponenti di spicco dell'organizzazione come il superlatitante Matteo Messina Denaro, Vincenzo Virga e Francesco Pace, fin dai primi anni '90, e avrebbe cercato l'appoggio elettorale delle "famiglie".
Il politico avrebbe poi svolto un ruolo fondamentale nella gestione degli appalti per importanti opere pubbliche, dal porto di Castellammare del Golfo agli interventi per l'America's Cup. Dei presunti collegamenti di D'Alì con le cosche hanno parlato vari pentiti tra cui Antonino Giuffrè, Antonio Sinacori, Francesco Campanella e da ultimo don Ninni Treppiedi e Antonino Birrittella. La corte d'appello ha anche condannato l'ex senatore a risarcire le associazioni antimafia costituite parti civili e lo ha dichiarato interdetto dai pubblici uffici per tre anni.
7 Commenti
Standard
21/07/2021 16:49
E come mai un senatore di forza Italia.... Assurdo
Alberto Maioli de Pazzi di Valguarnera
12/10/2022 00:53
Chiediamo a Schifani? Che scuotendo la testa dirà " non è vero..."
Pietro/rosanero
21/07/2021 17:07
Ho visto un servizio in tv, dove gli uomini addetti alla sicurezza di questo signore , hanno massacrato di botte giornalista e troupe televisiva, solo perchè riprendevano dall'esterno della mega villa TRAPANI
Caterina
21/07/2021 19:51
E non è che noi che frequentiamo e siamo legati da anni alla provincia di Trapani queste cose non le abbiamo mai sentite! Non era certo un mistero la vicinanza col vecchio padre Francesco Messina Denaro, dipendente della famiglia D'Alì... La sua presenza in uno dei governi Berlusconi in qualità di sottosegretario al Ministero degli Interni per anni ha fatto da tramite tra lo Stato e gli affari delle cosche trapanesi.
francesco
21/07/2021 20:05
la prima cosa da fare e togliere tutti i beni ,proprietà che sono intestate a lui a sua moglie e ai suoi figli, tranne se hanno prove certe di come se li sono fatti con che lavoro ???? solo cosi in mezzo la strada come i poveri ,e vediamo se altri mafiosi politici lo capiscono, in Cina e in America lo stato toglie tutto ......
Andrea
21/07/2021 23:45
Condivido appieno, ma purtroppo siamo in Italia dove la legge non è uguale per tutti e non solo non gli verrà tolto niente ma non si farà neanche un giorno di galera. Interdetto dai pubblici uffici per soli 3 anni...che vergogna
Salvo
21/07/2021 21:25
@Caterina, hai centrato il tutto, condivido pienamente
Caterina
21/07/2021 22:42
Francesco, i D'Alì sono una famiglia molto antica e prestigiosa di grandi imprenditori, il senatore non ha certamente problemi di denaro. Bisognerebbe chiedersi "cui prodest" tutto questo...
Pinuccio
22/07/2021 22:22
Signori scusate, ma se questi delitti sono stati commessi da un senatore della Repubblica, non si tratta di alto tradimento e conseguente impiccagione? ...Scusate no, ho sbagliato nave.