Si terrà il prossimo 11 novembre la prima udienza del processo d’appello presso la Corte dei Conti della Sicilia, contro la sentenza dello scorso 22 aprile con cui i giudici della Sezione Giurisdizionale per la Sicilia, in parziale riforma del decreto 16/2020, hanno dichiarato la sospensione dell’applicazione delle misure interdittive e ridimensionato la condanna alla sanzione pecuniaria nei confronti dell’ex sindaco di Catania Enzo Bianco, nove assessori della sua giunta e cinque componenti del collegio dei revisori dei conti, per «avere contributo al verificarsi del dissesto finanziario del Comune di Catania, nel periodo compreso tra il 2013 e il 2018».
La procura regionale della Corte dei conti, tramite il procuratore regionale Gianluca Albo e il sostituto procuratore generale Marcella Tomasi, ha presentato un ricorso contenuto in 44 pagine sostenendo che il collegio giudicante ha applicato erroneamente la previsione delle misure interdittive per una presunta incompetenza del collegio adito con rito sanzionatorio.
I magistrati Albo e Tomasi definiscono «caotica» la soluzione adottata della 'fattispecie concreta', riguardo la devoluzione al rito ordinario dell’applicazione delle misure sanzionatorie nei confronti della giunta Bianco e dei revisori contabili del periodo in cui si è verificato il dissesto del Comune del capoluogo etneo. La procura contabile ha ritenuta «immotivata», a norma di legge, la decisione del collegio giudicante di scorporare la sanzione pecuniaria da quella interdittiva, riportando la decisione alla domanda di inammissibilità proposta dagli amministratori e da uno solo dei revisori dei conti. I magistrati contabili dell’accusa contestano inoltre il ridimensionamento delle sanzioni pecuniarie ridotto a cinque volte la retribuzione mensile, a fronte dei dieci mesi originariamente stabiliti dal giudice monocratico del rito sanzionatorio, unitamente alla misura interdittiva di esclusione per dieci anni da ruoli elettivi o amministrativi di pubbliche funzioni.
Misure e sanzioni integralmente riproposte dalla Pubblica Accusa nei confronti dell’ex sindaco Bianco con gli ex assessori Bosco, D’Agata, Girlando, Licandro, Di Salvo, Consoli Magnano di San Lio, Villari, Scialfa Chinnici e i revisori contabili Strano, Cittadino, Sciuto, Battaglia e Lo Certo, chiamati a comparire il prossimo 11 novembre davanti al giudice d’appello. Il prossimo 16 settembre, inoltre, l’ex sindaco Bianco, la sua giunta in carica tra il 2013 e il 2018 e l’allora collegio dei revisori di conti dovranno comparire nell’ambito del procedimento per il buco di bilancio del Comune del capoluogo etneo, che è in dissesto finanziario davanti alla prima sezione del Tribunale monocratico per la prima udienza del processo in cui si sono costituiti come parti civili il Comune di Catania, la Cgil e l’Ugl.
Lo scorso 12 marzo, infatti, il Gup Pietro Currò ha rinviato a giudizio 29 persone. La Procura contesta il falso ideologico per avere, tra l’altro, «falsamente attestato la veridicità delle previsioni di entrata» anche se «consapevoli della loro sovrastima» e per avere «dolosamente omesso l’iscrizione nell’atto contabile di somme sufficienti a finanziare gli ingenti debiti fuori bilancio». L’inchiesta si è basata su indagini del nucleo di polizia economica finanziaria della guardia di finanza di Catania. E’ coordinata dal procuratore Carmelo Zuccaro, dall’aggiunto Agata Santonocito e dai sostituti Fabio Regolo e Fabio Saponara.
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