Multe da 400 euro a chi non ha il green pass e locali chiusi per 5 giorni, il governo studia la strategia
Aumentano i contagi tra i giovani mentre due milioni e mezzo di italiani tra gli over 60 sono ancora senza vaccino e - con i parametri attuali - alcune regioni rischiano la zona gialla. Il Governo si prepara ad affrontare una settimana decisiva, l’ultima utile per dare una sterzata alla curva dei nuovi contagi, che cominciano a salire spinti dalla variante Delta. Con il prossimo 'decreto emergenza' sembra ormai certo che il green pass sarà rilasciato - in linea con l’Ue - solo con la seconda dose. E resta in piedi l’ipotesi di un lasciapassare alla francese includendo, oltre ad aerei, treni ed eventi, anche ristoranti, palestre e piscine al chiuso. Secondo diversi componenti del Comitato Tecnico Scientifico - che sarà riunito sul tema tra lunedì e martedì - bisogna «dare maggiore significatività al green pass». L'ipotesi è quella di permettere l'ingresso nei luoghi pubblici a rischio assembramento solo con il pass: cinque giorni di chiusura per i gestori e 400 euro per i clienti sprovvisti di certificazione verde, ridotti a 260 se la contravvenzione viene pagata entro il quinto giorno. Sul fronte politico, per superare le divisioni, una mediazione potrebbe essere quella di inserire la misura 'estensiva' soltanto nelle regioni fuori dalla zona bianca (non è ancora chiaro se già a partire dalla zona gialla): una modalità che eviterebbe il ritorno a chiusure pesanti in piena estate. Ma anche se alcune regioni si avvicinano al giallo nelle prossime settimane, visto il trend di aumento dell’incidenza dei contagi (in cima Sardegna, Sicilia, Veneto, Lazio e Campania), a scongiurarne il rischio sarà un nuovo cambio di rotta sulla valutazione dei parametri. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, annuncia che nei cambi di colore e nelle conseguenti misure di contenimento peserà di più «il tasso di ospedalizzazione rispetto agli altri indicatori». Una soluzione che mette d’accordo anche i territori, pronti a mettersi al riparo da misure più stringenti. «Chiederemo al Governo di togliere l’incidenza dei positivi dai parametri che muovono zone e colorazioni perché il rischio è di decidere delle chiusure per gente positiva a casa, quando il sistema sanitario è pienamente efficiente», sottolineano le Regioni. Ma il calcolo dell’incidenza dei positivi ogni centomila abitanti, il cosiddetto Rt sintomi, probabilmente resterà tra i parametri, pur perdendo la sua discrezionalità nel caso in cui l'occupazione di posti letto in terapia intensiva e nei reparti ordinari non superi le percentuali di rischio del 30 e 40%. Anche su quest’ultimo dato, non si esclude una discussione sulla revisione di queste percentuali, così come diventerà sempre più tassativa la necessità di eseguire un numero minimo di tamponi (in zona bianca 150 test ogni 100mila abitanti). Nel prossimo decreto sarà anche prevista la proroga dello stato di emergenza, che al momento termina il 31 luglio. Due sono le ipotesi sulla sua prossima scadenza: fine ottobre oppure fine dicembre. I nuovi provvedimenti aspettano di essere supportati dal progressivo incremento delle vaccinazioni, che hanno raggiunto in queste ore quota 60 milioni e sono quasi 26 milioni gli italiani che hanno completato il ciclo, pari al 48,12% della popolazione over 12. L’altra urgenza, in vista del rientro a scuola, è l'immunizzazione dei docenti. In un documento, il Cts fa una forte raccomandazione alla politica affinché ogni sforzo sia fatto per raggiungere un’elevata copertura vaccinale di docenti e non docenti, sia promuovendo delle campagne informative, sia individuando delle misure, anche legislative, appropriate, per garantire la più elevata soglia di persone vaccinate. E il presidente dell’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali, Enrico Coscioni, aggiunge: l’obbligo per alcune categorie oltre a quella dei sanitari va esteso «al mondo della scuola e del pubblico impiego, in particolare quando si hanno rapporti obbligati con il pubblico».