Venerdì 20 Dicembre 2024

Coronavirus, in autunno via ad una nuova fase: stop agli hub e terza dose

L’80% degli italiani sarà vaccinato entro fine settembre e in quest'ottica si comincia a pensare ad una nuova fase, passando dai grandi hub vaccinali ad un maggiore coinvolgimento di medici di base, pediatri e farmacie, anche in vista della possibilità di dover procedere ad una terza dose per far fronte alle varianti del Covid. Superati i 13 milioni di vaccinati, quasi un italiano su 4 (il 24,01%), con oltre 22milioni di dosi in arrivo a giugno e la soglia delle somministrazioni stabile sopra le 500mila al giorno, il Commissario per l’emergenza Francesco Figliuolo indica il piano per l’autunno. L’occasione di fare il punto sui primi tre mesi alla guida della struttura commissariale e tracciare le linee di quelli che verranno dopo l’estate, la offre l’audizione alla Camera in Commissione Bilancio, dove è in discussione il decreto Sostegni. Entro il 30 settembre, dice il generale, avremo vaccinato l’80% della popolazione, vale a dire 54,3 milioni di italiani compresi quelli nella fascia tra 12 e 15 anni, per i quali al momento è autorizzato solo il vaccino di Pfizer, con Moderna che ha chiesto oggi all’Ema l’autorizzazione anche per gli adolescenti. Per raggiungere l’obiettivo di fine settembre, sottolinea però il Commissario, è necessario proseguire sulla strada intrapresa: collaborazione con le Regioni, il cui coinvolgimento è di "vitale importanza", procedure "flessibili" per le prenotazioni ad agosto, mantenere target di almeno 500mila punture al giorno, continuare a "privilegiare" le somministrazioni agli over 60 e ai fragili. Su quest’ultimo punto, Figliuolo ha rivendicato con orgoglio i risultati ottenuti con le ordinanze che hanno ribadito le priorità del piano: dal 10 aprile al 2 giugno c'è stato un incremento pari al 22,58% di prime dosi somministrate agli over 80, al 63,24% nella fascia 70-79 e al 56,4% della fascia 60-69. Con l’autunno servirà invece una nuova strategia. Che parta dal superamento della gestione emergenziale della pandemia. La "poderosa e complessa" macchina della struttura commissariale che sta gestendo la vaccinazione di massa è stata ed è uno strumento "efficace e straordinario", dice Figliuolo. Ma questa macchina «nei prossimi mesi deve condurre gradualmente», a una gestione ordinaria delle attività sanitarie da parte delle amministrazioni centrali e locali competenti. Tutti gli interventi, le scelte e le decisioni prese dal Commissario nel periodo "più critico e buio" dovranno tornare in mano alle strutture dello Stato che hanno competenza in materia. Il generale non indica una data ma fa capire la sua idea: un progressivo assorbimento della struttura commissariale nella Protezione Civile, che si occuperà di approvvigionamenti, logistica e distribuzione dei dispositivi e dei vaccini, e restituzione ai territori della gestione di tutti gli aspetti sanitari. Sarà comunque il governo a decidere entro il 31 luglio, quando dovrà stabilire se varare un nuovo stato d’emergenza e per quanto, attraverso un passaggio parlamentare. La gestione ordinaria si porta dietro anche il superamento degli hub. Ci sarà, in sostanza, un "graduale ma necessario" passaggio dalle vaccinazioni effettuate in maniera centralizzata ad un sistema di "vaccinazioni delocalizzate, molto più capillare e prossimo ai cittadini", utilizzando medici di famiglia, pediatri e farmacie. Il perché è chiaro: completare l'immunizzazione dei fragili e degli over 60 non ancora intercettati e che potranno a quel punto essere raggiunti a domicilio. Ma l’ordinarietà va considerata anche alla luce della possibilità di dover procedere ad una terza dose del vaccino. Al momento, la convinzione della maggior parte degli scienziati è che l’immunità abbia una durata di circa un anno e, quindi, è necessario "organizzarci per i richiami" dice il generale che proprio oggi ha avuto una riunione con ministero della Salute e Protezione Civile su come organizzare e gestire questa nuova fase, anche alla luce delle varianti che continuano a mutare il virus. Fondamentale su questo aspetto sarà il ruolo dell’Istituto superiore di Sanità che a breve avvierà un progetto di tracciamento e sequenziamento che abbia un valore scientifico tale da continuare a studiare come circola il virus e come si evolve.

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