«Le varianti non devono spaventarci più di tanto perché i vaccini che abbiamo attualmente a disposizione, quando vengono somministrati in base ai protocolli, risultano mantenere la loro capacità protettiva, riducendo la trasmissione del virus e azzerando le forme gravi di malattia per tutti i casi di varianti fin qui note». A dirlo è Ilaria Capua, virologa a capo del centro di ricerca della facoltà di Medicina veterinaria della Florida, in un’intervista a La Stampa. «L'importante - aggiunge - è che si faccia anche la seconda dose quando è richiesta, altrimenti il livello di protezione potrebbe non essere sufficiente. La priorità è impedire che le persone continuino ad ammalarsi mettendo a rischio la tenuta degli ospedali, e questo si ottiene con la vaccinazione. Quello delle varianti è un falso problema». Per la virologa, «la pandemia ci ha fatto capire quanto sia importante lavorare tutti insieme. Quindici anni fa - afferma - il mio laboratorio scoprì la prima 'variante africana' dell’aviaria. Quella sequenza invece di finire in data base chiusi fu messa a disposizione di migliaia di ricercatori che poterono scaricarla nell’arco di poche ore. Oggi tanti scienziati hanno condiviso quel mio gesto e questo ha consentito di affrontare con armi molto più affilate la pandemia. Ma sui brevetti dico che la ricerca va anche protetta per garantirne in futuro il finanziamento».