Domenica 17 Novembre 2024

Coronavirus, per l'Ue il Molise è la prima zona verde italiana: ecco che significa

La regione Molise è la prima zona verde italiana in Ue e tra le prime sette in tutta Europa. E' quanto emerge dalla nuova mappa aggiornata sui contagi nel Vecchio Continente, stilata da Ecdc, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie. Il colore verde indica che a 14 giorni l'incidenza è inferiore a 25 casi ogni 100mila abitanti e il tasso di positività al test è inferiore al 4%. Il resto del Paese è classificato come arancione (meno di 50 casi per 100mila e tasso pari al 4% o superiore), tranne la Calabria, la Basilicata e la Valle d'Aosta in rosso (tra i 50 e i 150 ogni 100mila). La Germania e gran parte dei territori dell'Est Europa sono in arancione. In rosso gran parte della Francia e della Spagna. Il Centro europeo per il controllo delle malattie ha diffuso anche un report sul Covid e i migranti. Dall'indagine, in Europa ha colpito di piú alcuni gruppi che sono anche quelli meno vaccinati. In particolare in Danimarca, Norvegia e Svezia i loro tassi di contagio sono stati superiori al resto della popolazione, mentre in Italia e Spagna sono risultati più a rischio di ricovero rispetto agli autoctoni. L'Ecdc cita uno studio italiano riferito al periodo tra il 20 febbraio e 19 luglio 2020, da cui è emerso che il 7,5% di tutti i casi di Covid erano di persone non italiane, e che questo gruppo riceveva una diagnosi più tardiva, cosí come era a maggior rischio di ricovero e ingresso in terapia intensiva. Anche in Spagna uno studio ha rilevato che il 16,6% dei casi erano di non-Europei, ricoverati più spesso in terapia intensiva (16,6%) rispetto agli europei (9,6%). Inoltre in Gran Bretagna, Olanda, Francia e Svezia i migranti hanno avuto tassi di mortalitá piú alti per tutte le cause rispetto al resto della popolazione e agli anni precedenti. Piú focolai sono stati riportati in diversi campi e centri di ricezione e detenzione dei migranti in Europa. Il peso delle restrizioni e del lockdown protratto ha avuto un impatto maggiore sui migranti, a maggior rischio di perdere lavoro ed entrate e bloccando anche i processi di asilo e i ricongiungimenti familiari. Secondo l'Ecdc è essenziale coinvolgere le diverse comunità di migranti a rischio, cercando di minimizzare il rischio di contagio e dando loro un miglior accesso ai servizi sanitari e vaccinali, sopratutto a chi è escluso dal servizio sanitario. Per farlo, conclude il documento, bisogna lavorare sulle barriere individuali e strutturali alla vaccinazione, costruire fiducia nelle comunità migranti sul vaccino, contrapponendo informazioni accurate alla disinformazione, e prevedendo punti di accesso vaccinali per i migranti non registrati.

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