Domenica 22 Dicembre 2024

Giovanni Brusca torna libero dopo 25 anni, sdegno e polemiche: le reazioni

Tra polemiche e contestazioni, la notizia della scarcerazione di Giovanni Brusca  ha scatenato le reazioni più diverse dal mondo della politica a quello dell'associazionismo. Dopo 25 anni Brusca, colui che ha premuto il telecomando nella strage di Capaci e fatto sciogliere nell'acido il piccolo Giuseppe Di Matteo, torna in libertà. Un "esito annunciato" previsto dalla legge sui collaboratori di giustizia. Ma la notizia ha comunque sconvolto l'Italia, considerata la caratura criminale dell'ex fedelissimo di Totò Riina. "Che orrore. Il colpevole di numerosi omicidi - tra cui quello di un bambino sciolto nell’acido e della strage di Capaci - oggi torna in libertà anche grazie agli sconti di pena. Solo le vittime, in Italia, scontano una pena senza fine": ha commentato con un 'tweet' Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia. "Non è questa la 'giustizia' che gli Italiani si meritano", le fa eco il leader della Lega Matteo Salvini.  "Una vergogna totale!", commenta l’assessore regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, Alberto Samonà, anche lui della Lega. "Mi domando che Paese è - dice Samonà - quello in cui un feroce assassino, ancorchè collaboratore di giustizia, può uscire dal carcere, nonostante si sia macchiato di orrendi omicidi". "La scarcerazione di Giovanni Brusca richiama ancora una volta le sofferenze delle vittime e dei loro familiari e riaccende ancora più forte la loro indignazione. Questo momento conferma quanto bisogno vi sia ancora di verità e giustizia nel nostro Paese", dichiara il sindaco di Palermo Leoluca Orlando. "È stato un pugno nello stomaco che lascia senza respiro e ti chiedi come sia possibile. La sorella di Falcone ricorda a tutti che quella legge applicata oggi l’ha voluta anche suo fratello, che ha consentito tanti arresti e di scardinare le attività mafiose, ma è un pugno nello stomaco", ha detto il segretario del Pd, Enrico Letta, intervistato a Rtl 102.5. Sulla notizia della scarcerazione di Brusca intervengono anche i familiari delle vittime della Strage di Capaci. Come Tina Montinaro, vedova di Antonio Montinaro, caposcorta di Giovanni Falcone: "La scarcerazione di Brusca è un’offesa grandissima, non solo nei miei confronti e nei confronti di noi vittime. Il nostro dolore, per lo Stato e per questa giustizia, evidentemente, non conta nulla. Occorre indignarsi: non solo io, tutti gli italiani devono essere mossi dall’indignazione". "Giovanni, hai sentito che Giovanni, Brusca è libero? Sì, e ribadisco, così come ho detto altre volte, che non ho mai creduto al suo pentimento e mai ci crederò", commenta Giovanni Paparcuri, autista di Giovanni Falcone nei primi anni '80, rimasto ferito nell’attentato contro il consigliere istruttore Rocco Chinnici. "Io l’avrei fatto marcire in galera per tutta la vita per gli innumerevoli morti che ha sulla coscienza. Ma essendo in uno Stato di diritto e se la legge prevede che a questi assassini poi divenuti collaboratori spettano dei benefici, da buon soldato, ma a malincuore ne prendo atto e me ne faccio una ragione, anche se è molta dura... durissima". Ancora Maria Falcone, sorella del giudice ucciso dalla mafia nella Strage di Capaci, e in cui proprio Brusca premette il telecomando per innescare l'esplosivo. "Umanamente è una notizia che mi addolora, ma questa è la legge, una legge che peraltro ha voluto mio fratello e quindi va rispettata. Mi auguro solo che magistratura e le forze dell’ordine vigilino con estrema attenzione in modo da scongiurare il pericolo che torni a delinquere, visto che stiamo parlando di un soggetto che ha avuto un percorso di collaborazione con la giustizia assai tortuoso. La stessa magistratura in più occasioni ha espresso dubbi sulla completezza delle sue rivelazioni, soprattutto quelle relative al patrimonio che, probabilmente, non è stato tutto confiscato: non è più il tempo di mezze verità e sarebbe un insulto a Giovanni, Francesca, Vito, Antonio e Rocco che un uomo che si è macchiato di crimini orribili possa tornare libero a godere di ricchezze sporche di sangue».

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