
L'ultimo abbuono di 45 giorni ha aperto a Giovanni Brusca le porte del carcere: fine pena è la formula d'uso che chiude i suoi tanti conti aperti con la giustizia. A 64 anni l'uomo che ha premuto il telecomando a Capaci e fatto sciogliere nell'acido il piccolo Giuseppe Di Matteo è, con tutte le cautele previste per un personaggio della sua caratura criminale, una persona libera.
Anche se era un esito annunciato, la scarcerazione suscita comunque le reazioni più critiche. I familiari delle vittime avevano già espresso le loro preoccupazioni quando si è cominciato a porre, già l'anno scorso, il problema di rimandare a casa un boss dalla ferocia così impetuosa da meritare l'appellativo di "scannacristiani". Nel suo caso sono stati semplicemente applicati i benefici previsti per i collaboratori "affidabili".
Se ne era già tenuto conto nel calcolo delle condanne che complessivamente arrivano a 26 anni. Siccome il boss di San Giuseppe Jato era stato arrestato nel 1996 nel suo covo in provincia di Agrigento, sarebbe stato scarcerato nel 2022. Ma la pena si è ancora accorciata per la "buona condotta" dopo che a Brusca erano stati concessi alcuni giorni premio di libertà. Gli ultimi calcoli prevedevano la scarcerazione a ottobre. È arrivata anche prima.
Ora però si apre un caso complicato di gestione della libertà del boss e dei suoi familiari. I servizi di vigilanza, ma anche di protezione pure previsti dalla legge, dovranno tenere conto dell'enormità dei delitti e delle stragi che lo stesso Brusca ha confessato. Non solo ha ammesso di avere coordinato i preparativi della strage in cui morirono Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre uomini della scorta. Ha confessato numerosi delitti nella zona di San Giuseppe Jato.
Ma ha soprattutto ammesso le sue responsabilità nel rapimento e nella crudele soppressione di Giuseppe Di Matteo il figlio tredicenne del collaboratore Santino Di Matteo. Per indurre il padre a ritrattare, il ragazzo venne portato via il 23 novembre 1993 da uomini travestiti da agenti della Dia. Giuseppe fu tenuto in ostaggio, tra vari covi, fino alll'11 gennaio 1996 quando venne strangolato e sciolto nell'acido nell'ultima "prigione" nelle campagne di San Giuseppe Jato.
Si chiudeva nel modo più atroce una campagna di persecuzione dei pentiti e dei loro familiari. Santino Di Matteo era, tra tutti, il depositario dei segreti più ingombranti della cosca e aveva cominciato a svelarli al procuratore Giancarlo Caselli e ai magistrati della Dda palermitana.
Davanti alla prospettiva di trascorrere in carcere il resto della vita anche lui, qualche mese dopo l'arresto, ha cominciato a rivelare i retroscena e il contesto di tanti delitti e degli attentati a Roma e Firenze del 1993. Brusca non nascondeva il tormento di ripassare in rassegna i suoi crimini più odiosi e quelli di cui era a conoscenza.
Ma mise da parte ogni remora quando ebbe la certezza che ne avrebbe ricavato quei benefici che ora gli hanno ridato la libertà. Dalle sue rivelazioni intanto presero subito l'avvio numerosi procedimenti che hanno incrociato pure i percorsi dell'inchiesta sulla "trattativa" tra Stato e mafia.
Persone:
13 Commenti
Romualdo
31/05/2021 21:31
Non è una bella notizia. Se fosse veramente pentito dovrebbe accettare a pieno le conseguenze del suo operato, che non spirano certo in soli 25 anni. Ha trascorso in carcere il tempo previsto, questo è un bene, ma non ha pagato certo il debito verso la Società.
Giulia santamaria
31/05/2021 21:52
Se lo scarceravano qualche giorno fa poteva fare un salto a capaci...che schifo di leggi
Emigrante
31/05/2021 21:58
Come diceva una giudice intercettata, tra un paio di anni esce mica gli vado a toccare il patrimonio....fonte televisione
Vito
31/05/2021 23:30
Ora può gestire il patrimonio di Palermo e provincia
Standard
01/06/2021 00:30
A migliorare andiamo....
Marcus Jolly
01/06/2021 03:58
Il do ut des considerata l'attendibilità delle sue confessioni si è rivelato proficuo in tema di costi benefici ma non doveva di certo ritornare quantomeno in Sicilia come penso che potrebbe avvenire.
Rosy
01/06/2021 06:33
Fine pena? Si rimane sconcertati. Strage di Capaci, ha sciolto un povero bambino nell' acido e con 25 anni della sua vita, ha pagato tutto? Che vergogna, sarebbe dovuto rimanere chiuso fino alla fine dei suoi giorni.. Un plauso alle nostre leggi.
Fed
01/06/2021 14:46
E secondo lei se fosse rimasto in carciare non avendo nessun tipo di sconto avrebbe parlato? Non credo proprio..... Purtroppo chi si pente lo fa solo per convenienza, credo che siano pochissimi i pentiti reali...Si sapeva anni e anni orsono che il fine pena era previsto per quest'anno, bastava cercare su internet, un criminale di tale calibro con 200 omicidi sulle spalle meritava il peggio del peggio, questa condanna così breve è stata un compromesso da accettare amaramente a fronte di tutto quello che sì è scoperto, e bisogna accettarlo, anche la sorella del nostro eroe giudice Falcone, in un intervista di stamattina ha proferito stesso pensiero.....
Emigrante
01/06/2021 06:52
Inutile che ci scandalizziamo la sua libertà nasce da un impegno preso con lo stato , da una trattativa che ha portato all arrrsto di tanti altri mafiosi. È moralmente brutto pensare che sia libero ma tutti i giudici , tutti, se hanno dato belle batoste alla mafia è grazie agli accordi che hanno fatto con i pentiti....un altra soluzione ci sarebbe , ma in italia non è permessa la pena.....
Rosalia
01/06/2021 07:25
È uscito grazie alle leggi volute da due grandi come Dalla Chiesa e Falcone, massimo rispetto quindi per le leggi sui pentiti.
lexander
01/06/2021 07:30
questa è una legge voluta da Falcone, nel bene e nel male la dobbiamo accettare .
onestà sconfitta
01/06/2021 07:48
il vero pentito si fa monaco. l'Italia onesta ha perso. lo Stato ha fallito ancora. Campiamo miglia di pentiti e loro familiari per ottenere il disprezzo di tutto il mondo e con risultato negativo verso la lotta ad ogni forma di illegalità.
Panormos
01/06/2021 13:56
Il termine "pentiti" nella discussione odierna è fuorviante, lo hanno inventato i media molto tempo fa, e non è certamente la parola adoperata tecnicamente dagli inquirenti. Si chiamano collaboratori di giustizia, così come li volle il compianto giudice Falcone per adoperarli allo scopo di penetrare la storica compattezza delle famiglie mafiose. Purtroppo a malincuore dobbiamo accettarne le conseguenze.
Alessandro
01/06/2021 07:54
Inutile ogni commento.....tanto ci penserà DIO.
Montereale gaetano
01/06/2021 21:46
mi vien da vomitare