Il boss della 'ndrangheta Rocco Morabito è stato arrestato in Brasile in un'operazione congiunta dei carabinieri del Ros e del Servizio di cooperazione internazionale di polizia, con la collaborazione di Dea, Fbi e dipartimento di giustizia statunitense. Morabito, ricercato dal 1994, era inserito nell'elenco dei 10 latitanti più pericolosi del Viminale.
Il boss era già stato arrestato nel 2017 in Uruguay dopo 23 anni di latitanza ma due anni dopo era riuscito a fuggire dal carcere di Montevideo dove era in attesa di estradizione in Italia.
Con Morabito è stato arrestato anche Vincenzo Pasquino, latitante originario di Torino, anche lui inserito nell'eleno dei latitanti pericolosi. All'indagine che ha portato all'arresto dei due hanno collaborato anche il gruppo dei carabinieri di Locri e quelli del comando provinciale di Torino.
La latitanza di Morabito, detto 'u tamunga, comincia nel 1994 quando il boss ha 28 anni. Una carriera la sua, classe 1966, iniziata da giovanissimo. Le prime conoscenze con le forze dell'ordine risalgono al 1988 quando da studente 22enne dell'Università di Messina, viene arrestato per minacce a un docente universitario.
Tre anni più tardi, è il 1991, il trasferimento a Milano, in via Bordighera, dove ancora oggi risulta residente. A quei tempi frequentava suo zio Domenico Mollica, anch'esso affiliato alla 'ndrangheta e già ai tempi ricercato.
È nella droga che Morabito si impone, soprattutto per via dei legami che ha instaurato con i narcotrafficanti sudamericani. La prima condanna importante arriva nel 1994 con l'operazione Fortaleza: 30 anni per associazione mafiosa e traffico di droga, l'anno successivo viene inserito nell'elenco dei latitanti più pericolosi d'Italia.
Nel 2001 viene intercettato in Uruguay, tra Montevideo e Punta del Este, dove vive con passaporto brasiliano sotto il falso nome di Francisco Antonio Capeletto Souza. E nel 2017, dopo 23 anni di latitanza, viene catturato proprio a Montevideo. Meno di due anni dopo, il 29 marzo 2019 il tribunale di appello in Uruguay autorizza l'estradizione per l'Italia dove però non arriverà mai: evade il 24 giugno dello stesso anno insieme ad altri tre detenuti dalla terrazza del carcere Central di Montevideo.
Questa la storia rocambolesca di 'u tamunga, finita oggi con il nuovo arresto.
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