Alla Sicilia è richiesto un altro sforzo: dovrà restare in zona arancione per altri nove giorni. Non prima del 17 maggio potrà avvenire il passaggio in fascia gialla, una "promozione" che consente le tanto attese riaperture.
Così come in Sardegna e Valle D'Aosta, che insieme all'Isola sono ormai le uniche regioni in attesa di ripartire, rimarranno ancora chiusi bar, ristoranti, cinema e teatri e sarà possibile spostarsi solo all'interno del comune.
La Sicilia affronterà altri 9 giorni in zona arancione pur avendo dei numeri da gialla. La conferma è arrivata ieri dall'esito del monitoraggio del ministero della Salute e dall’Istituto superiore di sanità (Iss), relativo al periodo 26 aprile–2 maggio. Secondo il report, il rischio sanitario dell'Isola passa da "moderato" a "basso" e da "uno scenario di tipo 2" a uno "scenario di tipo uno". L’Rt della Sicilia, essenziale per stabilire il colore, è sceso sotto 1, dunque al di sotto del valore che determina la zona arancione, attestandosi a 0,85 con un valore medio di 0,89 in linea con quello nazionale.
Ma non è solo l'Rt a migliorare in Sicilia, buone notizie arrivano anche dagli altri parametri valutati dagli esperti, ovvero l’andamento settimanale dei contagi, il tasso di saturazione dei posti letto ospedalieri. Tutti dati in calo così come l'incidenza dei contagi, passati da 146 a 129 casi ogni 100mila abitanti.
Numeri da zona gialla, ma secondo la regola dei 14 giorni scritta in un articolo del Dpcm dello scorso marzo, il passaggio di fascia può verificarsi solo se i dati si consolidano per due settimane consecutive. Dunque la Sicilia, se non ci saranno improvvise impennate nei contagi, potrà ritrovare il colore giallo a partire da lunedì 17 maggio.
Da quel giorno potranno riaprire bar e ristoranti, cinema e teatri, ci si potrà spostare liberamente da un comune all'altro dell'Isola e probabilmente (ma è una novità che riguarda tutta Italia), verrà ridotto l'orario del coprifuoco che al momento è fonte di tensioni all'interno della maggioranza. Con la Lega che continua a chiederne il superamento e l'ala rigorista del governo che frena - supportata dagli esperti visto che anche ieri il direttore della prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza ha ribadito la necessità della "massima cautela" - è probabile che il 'tutti a casa' venga posticipato alle 23 o alle 24.
Ma ci sono altre novità all'orizzonte. Le Regioni, infatti, chiedono di rivedere i parametri che determinano i cambi di colore, a partire dall'Rt, l'indice di diffusione del virus: "E' poco affidabile e va superato", dicono. Il monitoraggio del ministero della Salute conferma il lento e costante miglioramento della situazione epidemiologica, con l'incidenza che scende a 127 casi ogni 100mila abitanti, anche se per la seconda settimana consecutiva l'Rt sale lievemente e a livello nazionale è ora a 0,89. Ma i dati fondamentali saranno quelli della settimana prossima, quando si vedranno i primi effetti delle riaperture del 26 aprile, con il rischio concreto che l'Rt torni sopra l'1 in alcune regioni d'Italia. Per questo i presidenti chiedono che l'indice di trasmissibilità del virus non sia più tra i parametri che decidono il cambio di colore. "E' la prima cosa da superare, è poco affidabile. L'indice da tenere in considerazione è l'Rt ospedaliero, che fa capire se aumentano o diminuiscono le richieste di ospedalizzazione" dice il presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga secondo il quale il rischio concreto è che, con una bassa incidenza, pochi contagi facciano schizzare in alto proprio l'Rt. Il Friuli, spiega, "ha avuto l'Rt più alto ad agosto 2020, abbiamo raggiunto il 3 perché siamo passati da 4 a 18 contagi.
Altri cambiamenti, in vista dell'estate potrebbero arrivare dal fronte vaccini. Fedriga, infatti, preannuncia "un confronto con il Commissario Figliuolo" per verificare se a chi ha avuto la prima dose possa essere fatto il richiamo in vacanza. Insomma, lì dove si troverà in villeggiatura e non nel luogo di residenza.
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