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L'ex direttore di Telejato Pino Maniaci assolto dall'accusa di estorsione ma condannato per diffamazione

Pino Maniaci

Il giornalista ed ex direttore di Telejato Pino Maniaci è stato assolto con formula piena per il reato di estorsione. Per lui è arrivata, invece, una condanna a 1 anno e 5 mesi per diffamazione. Il processo si è tenuto di fronte al giudice monocratico di Palermo, Mauro Terranova.

«La procura ci fa una figura di m... alla sentenza che mi assolve per le estorsioni». Così Maniaci poco dopo il pronunciamento del giudice monocratico, che lo ha condannato a un anno e mezzo per le diffamazioni con un risarcimento per le parti civili da quantificare in sede civile e una provvisionale esecutiva sempre per le parti civili. «Continuerò a fare il giornalista», ha detto Maniaci.

«È stata ristabilita la fiducia nella giustizia seriamente messa a rischio dopo una richiesta di condanna in qualche modo indecente», ha detto l’ex pm Antonio Ingroia, oggi avvocato e difensore di Pino Maniaci. «È scontato il nostro appello - dice l’altro legale Bartolomeo Parrino - con cui chiariremo ciò che, secondo noi, il giudice non ha inquadrato correttamente. Attendiamo comunque il deposito delle motivazioni entro 90 giorni».

Il processo nasce da una indagine della Dda di Palermo sulla mafia di Borgetto, paese della provincia di Palermo. L’inchiesta, a maggio del 2016, portò all’arresto di 10 esponenti del clan. Nel caso fu coinvolto Maniaci, direttore dell’emittente televisiva Telejato, una piccola tv privata di Partinico, noto per le sue campagne antimafia. Secondo l’accusa il giornalista, a cui venne notificato il divieto di dimora a Palermo e Trapani, avrebbe ricevuto somme di denaro e agevolazioni dai sindaci di Partinico e Borgetto e da un assessore comunale di Borgetto.

In cambio avrebbe assicurato una linea soft della sua tv sull'operato delle amministrazioni comunali. Maniaci incappò nelle maglie della giustizia per caso. Da una intercettazione ambientale, a carico di un sindaco, in diretta sarebbe venuta fuori la consegna di una somma di denaro al giornalista. Circostanza che insospettì gli investigatori che decisero di metterlo sotto controllo. Inizialmente Maniaci venne rinviato a giudizio insieme ai mafiosi.

I suoi legali chiesero però lo stralcio della sua posizione che venne separata e trasmessa al giudice monocratico. Il reato di diffamazione, per cui l’imputato è stato condannato, vede come parti offese il giornalista Michele Giuliano e il pittore Gaetano Porcasi. Maniaci si è sempre detto innocente sostenendo di essere stato coinvolto nell’indagine per le sue inchieste sulla cattiva gestione dei beni confiscati alla mafia che vedeva coinvolte la presidente della sezione misure di prevenzione Silvana Saguto.

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