L’Italia su due binari, con undici regioni in arancione e nove in rosso, ma senza escludere l'ipotesi di un allentamento delle misure in quei territori dove i dati dell’epidemia migliorano. La cabina di regia non è stata al momento convocata, ma è sulla base dei dati elaborati settimanalmente dall’Iss, Direzione generale Prevenzione e Regioni che verranno eventualmente valutati la situazione sulla diffusione del contagio, eventuali misure e i tempi necessari.
E se le cifre saranno confortanti, per l’apertura graduale del Paese sarà imprescindibile infilare una serie di passaggi e - se ci sarà - il provvedimento dovrebbe comunque essere contenuto in una delibera che dovrà poi avere l’ok definitivo dal Consiglio dei Ministri. L’obiettivo è programmare date e stabilire se e chi potrà alzare le serrande dopo il 20 aprile. Prima però il premier Mario Draghi avrà una serie di colloqui e appuntamenti istituzionali: giovedì prossimo ci sarà l’incontro con le Regioni, con il tema del Recovery all’ordine del giorno.
I governatori, che vedranno anche il ministro Mariastella Gelmini alla Conferenza Stato-Regioni, chiedono di «fornire prospettive a quei settori chiusi valutando aperture subito dopo il 20 aprile, nel caso di un miglioramento dei dati epidemiologici, per poi permettere da maggio la ripartenza di attività in stand-by da troppo tempo, come le palestre». La proposta, dalla metà del mese, oltre a bar e ristoranti è riferita anche per i parrucchieri in zona rossa e i musei.
La zona gialla
Una delle ipotesi è di far riaprire le regioni che sulla base dei dati si trovano in zona gialla e quindi seguendo le regole già previste. Sarebbe una deroga al decreto in vigore che prevede tutta Italia in fascia arancione o rossa fino al 30 aprile.
Bar e ristoranti
Dal 20 aprile potrebbero riaprire bar e ristoranti a pranzo, valutando se concedere di farli rimanere aperti fino alle 18 oppure anticipare l’orario per evitare gli aperitivi.
Cinema e teatri
Cinema e teatri potrebbero riaprire con le regole che erano state previste per il 27 marzo. L’andamento dei contagi non l’aveva consentito ma adesso si riesamina la possibilità.
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