AstraZeneca, l'Ema verso l'ok: conferenza alle 17. E in Italia chi rinuncia al vaccino finirà in coda
Oggi sarà il giorno della verità per AstraZeneca: alle 17, e non alle 16 come inizialmente programmato, gli esperti dell'Ema terranno una conferenza stampa per dare il loro parere sul siero della casa anglo-svedese dopo lo stop cautelativo alle somministrazioni in oltre 16 Paesi europei, Italia inclusa, in seguito ai casi sospetti di trombo-embolia. L'attesa per il responso nelle capitali, a partire da Roma, è fortissima. Ma i segnali appaiono incoraggianti. L'Oms ha ribadito che "il numero di eventi gravi verificatisi a seguito di vaccini contro il Covid-19 è stato estremamente basso rispetto ai milioni di inoculati. E' importante che le campagne di immunizzazione continuino". Sulla stessa linea il presidente dell'Agenzia italiana del farmaco, Giorgio Palù. "Il rapporto rischi-benefici per il vaccino di AstraZeneca è nettamente a favore dei benefici", ha evidenziato. "Si può attendere che l'Ema dia una nota di avvertenza" perché "se ci sono soggetti femminili che hanno avuto trombosi, andranno studiati. Soprattutto le donne che prendono la pillola, un farmaco pro-trombotico" o comunque soggetti a rischio, verso cui occorrerà avere "maggiore attenzione". Nel Regno Unito, i casi di trombosi cerebrale più rari individuati sono stati tre su oltre 11 milioni di persone sottoposte al siero di Oxford, "nessuno dei quali mortale". Si tratta di casi analoghi ai 7 segnalati per primi in Norvegia e poi a quelli in Germania, la cui comparsa ha indotto l'effetto a catena dello stop alle immunizzazioni. Per gli esperti britannici, che in queste ore si confrontano con i colleghi dell'Ema, la quota è talmente bassa da suggerire "una coincidenza e non un rapporto di causa effetto". "Ho fiducia in AstraZeneca e nell'Ema", ha commentato la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen, sarà "tutto chiarito". Il rischio, però adesso, è quello delle rinunce. Per risolvere si potrebbe attuare il metodo dell'overbooking. cioè chiamare un numero di persone leggermente più alto rispetto a quello delle dosi disponibili di AstraZeneca, mettendo appunto in conto che qualcuno non si presenterà, per cercare di recuperare le 200 mila dosi saltate in questi giorni. Ma un altro metodo, in realtà già esistente, è quello che chi rinuncia al vaccino scorre a fine lista. Vale sia per chi non si presenta o per chi non si prenota prima della scadenza prevista per la propria categoria. E intanto si lavora all'aumento del numero di vaccinatori (medici in farmacia, infermieri fuori dall'orario di lavoro, dentisti). Intanto, l'Ue si prepara ad una nuova stretta sull'export dei vaccini verso il Regno Unito. Von der Leyen si è detta pronta ad "usare ogni strumento" per ottenere reciprocità e proporzionalità nelle esportazioni degli immunizzanti. "Siamo nella crisi del secolo, occorre accelerare" con le inoculazioni. E sul banco degli accusati è ancora una volta Londra, che ha prontamente rigettato tutti gli addebiti. Dagli stabilimenti nell'Unione sono stati esportati 41 milioni di dosi a 33 Paesi, in particolare 10 milioni al Regno Unito, primo Stato in termini di export di vaccini e territorio in cui sorgono due degli stabilimenti di AstraZeneca, che da contratto dovrebbero produrre per i 27. Ma dei 180 milioni di dosi pattuite entro giugno ne arriveranno solo 70. "Serve reciprocità. Non sta tornando indietro nulla all'Ue", ha avvertito von der Leyen, sottolineando che "se la situazione non cambierà" in tempi rapidi, Bruxelles valuterà se collegare l'autorizzazione all'export al "livello di apertura" degli altri Paesi.