In arrivo un esercito di vaccinatori, in Sicilia in campo anche le imprese: le categorie coinvolte
La campagna di vaccinazione accelera e si porta dietro un numero crescente di operatori. La scommessa è l'ampliamento della platea dei vaccinatori dando impulso all’Accordo per impiegare i medici di medicina generale (fino a 44 mila), ricorrendo agli odontoiatri (fino a 60 mila), impiegando i medici specializzandi, a seguito dell’accordo raggiunto tra Governo, Regioni e associazioni di categoria (fino a 23 mila), ricorrendo ai medici della Federazione Medico Sportiva Italiana Coni. Inoltre si punta a una "capillarizzazione della somministrazione" impiegando i medici competenti dei siti produttivi e della grande distribuzione, ricorrendo ai medici convenzionati ambulatoriali e pediatri di libera scelta, proseguendo, dove necessario, all’assunzione di medici e infermieri a chiamata, che si aggiungeranno a quelli oggi già operativi. Ma c'è anche il coinvolgimento dei farmacisti così come quello dei team mobili nel pacchetto 'vaccinatori' contenuto nel Piano del Commissario straordinario Francesco Paolo Figliuolo. Un vero e proprio "esercito" formato potenzialmente da oltre 120mila operatori e che può arrivare, con il coinvolgimento totale di ogni ordine, a potenziali 250mila "soldati" somministratori dei vaccini contro il Sars-CoV-2. "Ma - sottolinea il segretario nazionale della Fimmg (Federazione italiana medici medicina generale), Silvestro Scotti - i numeri non sono risolutori. Rispetto al nuovo Piano vaccini che prevede l’amplificazione della vaccinazione diffusa serve un grosso chiarimento su come le forze in campo devono essere utilizzate" e servono soprattutto, sottolinea, le munizioni, "le dosi che oggi non abbiamo: una fiala a settimana o ogni 15 giorni".
IN SICILIA
In Sicilia, intanto, come scrive Giacinto Pipitone sul Giornale di Sicilia in edicola, le imprese offrono al governo i loro spazi per vaccinare oltre un milione di siciliani. Sicindustria e Confapi hanno preparato un protocollo che ha già ricevuto il sostegno dell’assessore alle Attività produttive, Mimmo Turano, e che domani arriverà sul tavolo dell’assessore alla Salute, Ruggero Razza, per il via libera finale. Con questa mossa le imprese si candidano a gestire in autonomia la vaccinazione del proprio personale e dei familiari, sgravando così il governo del compito di provvedere nei propri hub, negli ospedali o tramite i medici di famiglia. Questo prevede il protocollo che il leader degli industriali siciliani, Alessandro Albanese, e la presidente di Confapi, Dhebora Mirabelli, hanno già scritto sulla base di una analoga proposta che il presidente di Confindustria Carlo Bonomi sta portando avanti col governo Draghi.
IN ITALIA
Lo scorso 21 febbraio il via libera al Protocollo d’intesa nazionale tra medici di famiglia, governo e Regioni. Al 6 marzo erano 12 le Regioni che hanno infatti attivato ad oggi i necessari accordi territoriali: Basilicata, Calabria, Emilia-Romagna, Lombardia, Marche, Piemonte, Toscana, Umbria, Valle D’Aosta, Lazio, Puglia e Provincia autonoma di Trento, secondo una rilevazione Fimmg, ma non tutte sono risultate subito operative. Il Protocollo prevede, tra l’altro, un finanziamento aggiuntivo ad integrazione del fondo sanitario nazionale che sarà progressivamente definito sulla base dell’andamento della campagna vaccinale e degli obiettivi e dei target assegnati ai medici. E precisa Scotti in merito alla nuova tabella di marcia del nuovo Piano vaccinale: "Tutti i soggetti chiamati in campo vanno utilizzati coerentemente con le dosi, con la tipologia dei pazienti che si vogliono vaccinare in quel momento, con l'obiettivo che si vuole raggiungere. Una cosa è raggiungere l'obiettivo di una vaccinazione di massa indiscriminata per l'effetto gregge e in quel caso vuol dire avere dosi massive, una cosa è vaccinare secondo fasce di rischio dove - spiega Scotti - anche se hai meno dosi devi selezionare sia il vaccinatore sia la tipologia di vaccino da adattare a quel tipo di paziente". Quindi, sottolinea il segretario nazionale della Fimmg "la complessità non è semplicisticamente risolta dal numero di vaccinatori". "I medici - dice il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e odontoiatri, Filippo Anelli - sono pronti a dare una mano, anche con i volontari, i medici cattolici e i pensionati. Siamo a disposizione di categorie fragili e a rischio, e dei soggetti più ai margini della società. Ma la difficoltà è organizzativa con 21 modelli territoriali diversi".