Scrivere su Facebook «io gli spaccherei la faccia» o auspicare «una spedizione punitiva sotto casa» contro agenti della polizia municipale sarà pure «eticamente censurabile» ma non è un reato.
È stata archiviata per questo motivo, a Torino, un’inchiesta contro 73 persone che, sul social network, avevano lasciato messaggi di questo tenore commentando il post di un avvocato che si era detto vittima di un’ingiustizia perpetrata dai vigili urbani.
Il gip Paola Rigonat ha accolto la richiesta della procura, accogliendone integralmente le considerazioni, e ha chiuso il caso.
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