Scuola, 6 milioni di studenti in dad. Bianchi: "Chiusura necessaria". Nessuna data per la riapertura
Le decisioni contenute nell'ultimo Dpcm che hanno dato maggiori poteri ai presidenti delle Regioni e nei fatti portato ad una maggiore chiusura delle scuole, sono state "molto difficili ma necessarie e responsabili. La variante inglese colpisce anche i bambini. L'aumento rapidissimo dei contagi anche dei più giovani è ciò che abbiamo avuto di fronte e sul quale abbiamo dovuto agire". Il ministro per l'Istruzione Patrizio Bianchi per la prima volta rivendica le scelte recentemente fatte e fa intendere quanto siano state sofferte. Del resto lo stesso premier Draghi, nel messaggio alla conferenza sulla parità di genere, non ha tralasciato un ringraziamento agli "studenti famiglie e insegnanti che sopportano il peso della chiusura delle scuole". Ed anche la ministra dell'Università Cristina Messa oggi ha parlato del "dolore dei ragazzi" in Dad e della speranza di riaprire gli atenei subito dopo Pasqua, per lo meno in parte. Da ieri mattina 6 milioni di bambini e ragazzi da nord a sud, su 8,3 milioni in totale, studiano con la didattica a distanza per il fatto di essere in regioni 'rosse', in zone 'rosse' o in territori i cui presidenti di Regione hanno disposto la sospensione delle lezioni in presenza per l'alto numero dei contagi. E con il passare delle ore ai numeri già pesanti degli studenti costretti alla dad se ne aggiungono altri: ieri sera è stato deciso che tre distretti sanitari del Veneto vedranno chiudere e mettere in didattica a distanza al 100% le scuole dalla seconda media in su, per il superamento dell'incidenza di 250 casi di Covid-19 ogni 100 mila abitanti. Chiusura di tutte le scuole anche a Selargius, nella città metropolitana di Cagliari, per un caso sospetto di variante inglese. Intanto in queste ore comitati, associazioni di genitori e studenti sono scesi in piazza per protestare contro il ritorno dello studio a casa. A Piazza Castello a Torino, i ragazzi sono tornati a seguire le lezioni davanti al palazzo della Regione. "Chiudono le scuole, ma non ci dicono perché. Meglio un lockdown totale che chiudere solo la scuola. Avrebbe più senso", ha detto Anita, la dodicenne che con il suo esempio ha ispirato la protesta contro la didattica a distanza in tutta Italia. Un lungo girotondo di mamme e bambini si è tenuto in piazza Scala, sotto Palazzo Marino, sede del comune di Milano, per chiedere lo stop alla didattica a distanza "che porta a casa i bambini di elementari e materne e il peso di tutto questo - ha spiegato una delle organizzatrici, del comitato A scuola! - ricade sulle donne, e lo diciamo nel giorno dedicato alle donne". A Pavia gli universitari hanno "occupato" pacificamente Piazza Vittoria, nel centro storico, chiedendo il "ritorno delle attività didattiche in presenza" e, per i giovani che frequentano Medicina, la possibilità di effettuare nuovamente il "tirocinio in ospedale". Protesta a Cosenza di alunni, genitori e parte del personale scolastico contro la decisone del presidente facente funzioni della Regione Calabria Nino Spirlì di chiudere e scuole nonostante la Calabria sia in zona gialla. Il ministro Bianchi tuttavia, ha difeso i governatori: "ci sono situazioni diverse per scelte autonome, responsabili: io non credo ci siano amministratori irresponsabili o ci siano altri che vogliono il bene dei bambini" ed ha annunciato risorse nel Dl Sostegno per l'autonomia scolastica, soprattutto al sud, mentre fondi vi saranno nel Piano nazionale di ripresa e resilienza per gli Istituti tecnici professionali. E il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli, chiede che venga ripristinata subito la deroga sulla Didattica a distanza per i figli dei sanitari ed esprime "amarezza" per il nuovo "pasticciaccio" che coinvolge la scuola. "Eppure, da giugno scorso - fa notare l'ex ministra Azzolina - è prevista per loro la frequenza scolastica in presenza anche in caso di chiusura: nel governo Conte II lo avevamo garantito".