Lunedì 23 Dicembre 2024

Coronavirus, scoperta a Varese una variante rarissima

Foto: Gerd Altmann da Pixabay

E’ il modo in cui la proteina del virus si lega alle cellule umane a differenziare una rarissima variante del Covid-19, identificata dal laboratorio di microbiologia dell’Asst Sette Laghi, su un paziente ricoverato all’ospedale di Circolo di Varese, della cui medesima tipologia è stato registrato solo un altro caso al mondo, in Thailandia, su un viaggiatore di rientro dall’Egitto. Alla scoperta, definita dall’assessore al Welfare di Regione Lombardia Letizia Moratti «di rilevanza internazionale», ora segue la necessità di comprendere quale impatto clinico ed epidemiologico potrà avere sulla popolazione, inclusa la sua sensibilità al vaccino anche se al momento non viene paventata nessuna criticità. Già accertata, invece, secondo i ricercatori la sua capacità di mutare rapidamente. Come reso noto dalla stessa Asst Sette Laghi, a seguito delle analisi dei ricercatori guidati dal professor Fabrizio Maggi, poi confermate dai medici del San Raffaele di Milano, questa variante rara si differenzia nel sequenziamento dell’intera proteina spike, appunto quella porzione del Sars CoV-2 che prende contatto con le cellule da invadere. La provincia di Varese non è nuova alle scoperte in materia di varianti, soprattutto per la presenza dell’aeroporto di Malpensa. Solo una settimana fa a Viggiù è stata isolata una variante sconosciuta del Covid, a seguito di un focolaio che ha portato, come da piano regionale, ad un piano vaccinazioni massivo di tutta la popolazione. Sempre a Varese è stato rilevato il primo caso di variante «brasiliana» ritenuta più contagiosa e lo scorso 3 febbraio l’Asst 7 laghi ha identificato anche il primo caso di variante sudafricana in Italia, con un passeggero contagiato appena arrivato a Malpensa dall’Africa. A queste tre varianti si aggiungono la più nota e quella con la capacità di maggior contagio e cioè l’inglese, che ormai rappresenta più del 50% dei casi in Italia, ma ci sono anche la scozzese, proliferata sempre nel varesotto, e la nigeriana ritenuta quella che potrebbe risultare eventualmente resistente ai vaccini ad oggi approvati.

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