Ironico, beffardo, carismatico. Le apparizioni di Raffaele Cutolo (il boss della camorra morto oggi) nelle diverse aule di giustizia nelle quali è stato sottoposto, nel corso degli anni, a vari processi hanno sempre rappresentato un momento in cui la sua figura finiva per prendere decisamente il sopravvento su quella di altri coimputati e non solo. Sguardo vivace, lingua pronta, scaltro, sempre trattato con riverenza dagli altri ospiti della gabbia, Cutolo era il protagonista indiscusso di tante battaglie giudiziarie. Nessuno come lui era capace di concentrare su di sé l'attenzione di tutti i presenti. Cutolo attore, Cutolo artista e divo, occupava lo spazio sui giornali e nelle tv soprattutto per il suo modo di fare spettacolo. Don Raffaele conosceva perfettamente i tempi scenici, alternava battute sferzanti a passaggi di estrema serietà. E non mancavano riferimenti alla storia, alla filosofia, temi e materie che aveva avuto modo di approfondire nelle lunghe ore trascorse nelle celle delle carceri di mezza Italia. Il capo della Nuova Camorra Organizzata aveva un atteggiamento spavaldo e sfrontato dietro le sbarre delle aule di giustizia. Dispensava sorrisi e indirizzava battute salaci sia nei confronti degli avvocati sia dei giornalisti che affollavano i banchi a qualche metro di distanza dalle 'gabbie'. Celebri poi sono rimasti i suoi duetti con il presidente della Corte d'Assise nell'aula bunker del Tribunale di Napoli quando, durante lunghi interrogatori cui veniva sottoposto, nel corso del processo alla NCO prendeva la parola per raccontare a suo modo fatti e circostanze delle quali era stato protagonista. Cutolo era abituato a non limitarsi a rispondere alle domande in maniera stringata, ma intervallava il racconto con sue opinioni personali, con commenti e con la narrazione analitica di una sfilza di aneddoti che poco avevano a che fare con gli argomenti su cui era chiamato a testimoniare. Da qui i continui interventi del presidente e del pubblico ministero che si vedevano costretti a ricondurlo nei limiti, nei termini e nei tempi di una risposta stringata e centrata sui fatti in esame. E in Tribunale Cutolo rilasciava anche interviste alla stampa, come quella celebre concessa ad Enzo Biagi nel 1986, proprio nell'aula bunker costruita all'interno del perimetro del carcere di Poggioreale. ''La camorra è disoccupazione. La vera mafia - disse tra l'altro il boss al giornalista che lo intervistava - la vera camorra, stanno a Roma. La camorra è una scelta di vita, un partito, un ideale''. Cutolo era specializzato nel riconoscere anche la bravura professionale delle persone che incontrava sulla sua strada. ''Lei è un uomo che non ha paura di avere coraggio'' disse 'o professore a Biagi prima di cominciare quell'intervista entrata poi nella storia del giornalismo italiano.