Anche in Sicilia si torna in classe da lunedì nelle scuole superiori oltre a seconda e terza media (elementari e prime medie sono andati a scuola a parte una settimana di Dad). Gli studenti delle scuoloe superiori saranno presenti comunque al 50%.
Ma oggi è stata una giornata di proteste: i ragazzi stamane sono scesi in piazza in 20 città italiane, tra cui Catania, unendosi alle iniziative promosse dai sindacati di base in occasione dello sciopero promosso oggi in alcuni comparti, per lamentare che la riapertura è avvenuta «in condizioni drammatiche» senza tutele per gli studenti e il personale della scuola, «con le classi pollaio, i trasporti sovraffollati e con l'assenza di un adeguato tracciamento dei contagi».
«Siamo stati abbandonati», hanno gridato studenti e docenti che si sono radunati alla Piramide, a Roma, e poi hanno sfilato fino al ministero dell’Istruzione. Sei ragazzi, di cui 5 minorenni, sono stati denunciati invece stamattina nel tentativo di occupazione di un liceo in zona Esquilino, al centro di Roma.
Da lunedì, dunque, torneranno a scuola tutti gli oltre 8 milioni di studenti italiani; ultime in ordine di tempo, con il rientro sui banchi degli studenti delle superiori, sono le Regioni Sardegna, Calabria, Puglia, Basilicata, Veneto, Campania, Friuli Venezia Giulia a cui si è aggiunta anche la Sicilia, che domenica lascerà la zona rossa, per un totale, in queste regioni, di 1,2 milioni di studenti delle superiori, più 144.976 della seconda e terza media in Sicilia.
Ma le polemiche non cessano: il governatore della Puglia, Michele Emiliano, criticato in queste settimane per aver consentito la didattica digitale integrata a tutte le famiglie che ne facessero richiesta, ha detto che «a scuola vige l’obbligo di presenza, ma l'obbligo di frequenza durante una pandemia è inconcepibile. Chi pretende di dire ad una famiglia 'devi portare per forza fisicamente tuo figlio a scuola', viola il diritto alla salute previsto dalla Costituzione». Ed ha aggiunto che «la didattica in presenza è pericolosa non solo per la scuola in sé per sé, che potrebbe essere sicura, ma in teoria c'è un milione di persone che va avanti e indietro due volte al giorno ed è una cosa folle».
Polemiche poi hanno destato in Campania le parole del governatore De Luca il quale ieri ha invitato i dirigenti scolastici a non differenziarle gli orari di ingresso, «assicurando piuttosto il rispetto dei limiti percentuali di presenza in aula degli alunni attraverso forme di rotazione», per venire incontro alle famiglie che avrebbero difficoltà nel gestire arrivi scaglionati in classe da parte di più figli. E su una nuova ordinanza in materia di didattica che preveda la possibilità di scelta tra la presenza e quella a distanza sta lavorando il presidente facente funzioni della Regione Calabria Nino Spirlì in vista della ripresa delle lezioni di lunedì prossimo. «Mancano 48 ore al ritorno in classe di migliaia di studenti campani e calabresi delle superiori, eppure De Luca e Spirlì gettano ancora nel caos studenti e famiglie», attaccano i componenti M5S in commissione Istruzione alla Camera.
Ed è allarme per l’aumento dei minori maltrattati durante l'emergenza Covid segnalato dalle Corti di appello: lo lancia il Primo presidente della Cassazione Pietro Curzio all’anno giudiziario. «Nell’anno appena trascorso, in assenza di quella stanza di compensazione che è la scuola e di attività esterne, si è riscontrato un silenzioso aumento dei maltrattamenti in famiglia verso minori e più in generale l’incremento di situazioni concernenti minori maltrattati o abbandonati».
Infine l’Unione delle Province italiane chiede di riservare una quota delle risorse del Recovery alla realizzazione di 100 nuove scuole secondarie superiori innovative, digitali e sostenibili dal punto di vista energetico.
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