Si spostano ancora un po' più indietro nel tempo le prime tracce del virus SarsCov2 in Italia: il nuovo paziente 1 sarebbe una donna milanese di 25 anni, cui era stata fatta una biopsia della pelle per una dermatosi atipica il 10 novembre 2019.
Ben prima dunque di Mattia Maestri, il paziente 1 di Codogno del 21 febbraio che ha ufficializzato la presenza del virus in Italia, e anche di quel bambino di 4 anni, sempre milanese, in cui era stata documentata la presenza del virus, ma con un test fatto a dicembre 2019. A dimostrarlo è uno studio dell'Università Statale di Milano, pubblicato sul British Journal of dermatology.
"Sulla base di quanto osservato in questi mesi sui malati di Covid - spiega Raffaele Gianotti, coordinatore della ricerca, condotta in collaborazione con l'Istituto europeo di oncologia e il Centro diagnostico italiano -, che presentavano lesioni cutanee, mi sono chiesto se non fosse possibile trovare qualcosa di simile prima dell'inizio ufficiale della pandemia. Ed effettivamente lo abbiamo trovato negli esami istologici fatti su alcuni pazienti nell'autunno del 2019".
I ricercatori hanno infatti riesaminato le biopsie cutanee di dermatosi atipiche, per cui non era stato possibile fare una diagnosi ben precisa nell'autunno 2019. "Nei nostri lavori già pubblicati abbiamo dimostrato che esistono in questa pandemia - continua - casi in cui l'unico segno di infezione da Covid-19 è una patologia cutanea".
Questo è stato il caso della giovane donna, che presentava solo lesioni cutanee (per cui si era sospettato inizialmente un lupus eritematoso), e un lieve mal di gola. La sua biopsia del 10 novembre ha mostrato 'le impronte digitali' del Covid-19 nel tessuto cutaneo. La paziente ha riferito l'assenza dei sintomi dell'infezione da Covid, la scomparsa delle lesioni sulla pelle ad aprile e la positività degli anticorpi anti SarsCoV2 nel sangue a giugno 2020.
La giovane "aveva iniziato a stare male e ad avere i sintomi sulla sua pelle all'inizio di novembre - continua Gianotti - Non abbiamo appurato però se avesse viaggiato fuori dall'Italia".
Questo studio, conclude Gianotti, "è un'ulteriore conferma che il coronavirus ha iniziato a circolare in Europa e in Cina almeno tre mesi prima dell'inizio ufficiale della pandemia". Gli indizi che riscrivono la cronologia del Covid-19 in Italia infatti hanno iniziato ad accumularsi.
Oltre a quest'ultimo studio, altri tre studi ne documentano la circolazione prima dell'inizio ufficiale della pandemia. Ai primi di dicembre scorso, sempre l'università Statale di Milano ha pubblicato sulla rivista Emerging Infectious Diseases lo studio su un bambino di 4 anni di Milano, che dal 21 novembre 2019 aveva iniziato a stare male con tosse e rinite, e su cui poi il tampone fatto il 5 dicembre, per verificare se fosse morbillo, ad una seconda analisi ha rivelato che si trattasse di Covid.
A novembre scorso una ricerca dell'Istituto dei tumori di Milano e dell'università di Siena, analizzando i campioni di sangue prelevati tra settembre 2019 e marzo 2020 ai partecipanti ad uno screening sul tumore al polmone, aveva trovato gli anticorpi al SarsCov2 nell'11,6% dei pazienti, di cui il 14% già a settembre in 5 regioni, mentre a giugno uno studio dell'Istituto superiore di sanità aveva rilevato le tracce del virus nelle acque di scarico di Milano e Torino a dicembre 2019.
Sulla circolazione del coronavirus fuori dall'Italia uno studio del Wuhan Center for Disease Control & Prevention di aprile aveva rilevato la presenza del virus in tamponi fatti tra il 6 ottobre 2019 e 21 gennaio 2020 in persone con sintomi influenzali, mentre a fine aprile in Francia si era scoperto che il possibile 'paziente zero' risaliva al 27 dicembre. Infine lo studio dell'Harvard Medical School di Boston che - sulla base delle immagini da satellite dei parcheggi di 5 ospedali di Wuhan e delle ricerche sul browser cinese Baidu - aveva concluso che il nuovo coronavirus circolasse in Cina da agosto 2019.
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