C'è anche il terremoto nel 2020 della Lombardia flagellata dal Covid-19. Da 500 anni non si registrava una scossa come quella rilevata alle 16.59 di oggi. A dirlo è Lucia Luzi, a capo della sezione di Milano dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), secondo cui la magnitudine è stata di 3.9, con epicentro a 4 chilometri da Pero, a 6 dal capoluogo lombardo, e a una profondità di 56 chilometri. Un evento davvero insolito per gli esperti, dal momento che Milano si trova nella zona tre della classificazione sismica italiana e «storicamente non ha mai presentato una grande sismicità», spiega Luzi. In altri termini: «rischio basso». «Guardando il catalogo storico dei terremoti, dobbiamo risalire a 500 anni fa per trovare una scossa 'gemella' di quella odierna, con epicentro a Milano e magnitudo 3.7. Altri terremoti storici importanti si sono verificati in zone limitrofe, come a Monza nel 1396, con una scossa di magnitudo stimata intorno a 5, e poi una scossa al confine col Piemonte nel 1918, con una magnitudo pari a 4.6». Nonostante la rarità non si sono registrati danni né feriti e l’unico vero impegno dei vigili del fuoco è stato rassicurare le tante persone che hanno chiamato il centralino per avere informazioni. I pochi interventi hanno riguardato per lo più porte bloccate perché uscite fuori asse e la verifica della stabilità di alcuni edifici nel Monzese. A Milano la scossa è stata percepita come una deflagrazione seguita da un leggero spostamento. «Abito in piazza Vetra, proprio sopra il cantiere della metropolitana della linea blu, ho pensato fosse un’esplosione o il movimento di qualche macchinario per l’escavazione», ha raccontato all’ANSA l'inquilino di uno stabile che affaccia all’angolo con via Molino delle Armi. In tanti hanno creduto si trattasse di una esplosione, così come accaduto ieri mattina con la fuga di gas in via Lodovico il Moro. «Due spaventi in meno di 48 ore, e io che pensavo di aver dato tutto in questo 2020», commenta ironico proprio un abitante della zona dove è avvenuta la deflagrazione e che nei mesi scorsi ha lavorato a stretto contatto col Covid, frequentando le terapie intensive per un progetto documentaristico. Gli esperti parlano di «risveglio» del fronte delle Alpi sepolto sotto la pianura padana. «E' stato un terremoto alpino, perché sotto i sedimenti di Milano è sepolto il fronte della catena alpina che è frutto della convergenza tra la pianura padana e l’Europa - spiega Carlo Doglioni, presidente dell’Ingv - Si tratta di una convergenza molto lenta dell’ordine di un millimetro all’anno, vicino alla soglia della possibilità di rilevazione. Questa velocità così bassa solitamente non genera grandi terremoti, almeno in epoca storica non ne conosciamo. Nel lodigiano, invece, a Caviaga, nel 1951 abbiamo avuto una scossa di magnitudo 5.2-5.4»