"Trasmissione comunitaria diffusa, cluster non più distinti tra loro, nuovi casi non correlati a catene di trasmissione note, pressione sostenuta per i dipartimenti di prevenzione": se queste quattro condizioni si dovessero verificare tutte insieme, allora potrebbe scattare il nuovo lockdown nazionale. Per capire cosa ci aspetta nelle prossime settimane bisogna riprendere lo studio degli esperti di Istituto superiore di sanità e Comitato tecnico scientifico sui possibili scenari dell’evoluzione del virus dopo la prima ondata e l’estate relativamente tranquilla. Un lavoro che aveva come primo obiettivo non quello di seminare il panico ma di offrire una serie di indicazioni per pianificare gli interventi necessari. "Evoluzione della strategia e pianificazione per la prevenzione e risposta al Covid 19 nella fase di transizione per il periodo autunno-invernale" si intitola il dossier e sostanzialmente prevede 4 scenari possibili. Attualmente l'Italia si trova ancora nello scenario 2 ("Situazione di trasmissibilità sostenuta e diffusa ma gestibile dal sistema sanitario nel breve-medio periodo"), quello in cui è previsto un indice di trasmissibilità del virus (Rt) compreso tra 1 e 1.25. Ma siamo al limite: la situazione attuale è l’ultima ipotizzata dallo scenario, quella con un rischio "alto o molto alto" nella quale, dicono gli esperti, i cluster non sono più distinti tra loro, i nuovi casi non sono correlati a catene di trasmissione note e vi è un graduale aumento della pressione per i dipartimenti di prevenzione. In questa situazione gli "interventi di comunità" consigliati sono molto chiari: zone rosse con lockdown temporali (2-3 settimane) e riapertura solo con riduzione dell’Rt, interruzione di attività sociali a maggior rischio assembramento, valutare l’interruzione di alcune attività produttive con particolari situazioni di rischio, possibile restrizione della mobilità interregionale e intraregionale. Per quanto riguarda la scuola, l’obbligo di mascherina scatta anche "in situazioni statiche e se si rispetta il metro di distanza". Inoltre gli scienziati invitano alla sospensione di quegli insegnamenti a rischio (educazione fisica e musica), lezioni scaglionate mattina e pomeriggio, riduzione delle ore in presenza in particolare per superiori e università. Ed è quello che sta accadendo in questi giorni. Se la situazione dovesse però peggiorare, si entra nello scenario 3, quello che indica una "situazione di trasmissibilità sostenuta e diffusa con rischi di tenuta del sistema sanitario nel medio periodo". È quello che prevede, tra le misure di contenimento, un lockdown nazionale. In questo scenario i valori di rt regionali sono compresi tra 1,25 e 1,5 e si riesce "a limitare solo modestamente il potenziale di trasmissione" del virus. "Se la situazione di rischio alto dovesse persistere per un periodo di più di tre settimane - spiegano gli esperti - si rendono molto probabilmente necessarie misure di contenimento più aggressive". Quali? Si va dalla "possibilità di interruzione di alcune attività sociali e culturali maggiormente a rischio", come "discoteche, bar palestre" al "favorire il lavoro agile al fine di ridurre l’affollamento dei trasporti pubblici e delle sedi lavorative" fino a "lockdown localizzati" con «restrizione della mobilità da e per le zone interessate". Poi c'è l’ultima arma: "lockdown generalizzato con estensione e durata da definirsi rispetto allo scenario epidemiologico".