Mercoledì 27 Novembre 2024

Stato-mafia, pentito: "Stragi al Nord? Dell'Utri la mente"

Marcello Dell'Utri

Il collaboratore di giustizia Pietro Riggio riferisce alla Corte di assise di appello di Palermo, dinanzi alla quale si sta celebrando il processo di secondo grado sulla cosiddetta trattativa tra Stato e mafia: "Dell’Utri era la ragione di tutti i mali di Cosa nostra, dalla creazione del nuovo partito alla stragi in Continente: è il professore (Dell’Utri) che suggerisce. Ma che ne sa Totò Riina - mi disse ancora - di via dei Georgofili? Mi parla anche di Schifani e di La Loggia, che sono stati sempre avvocati dei mafiosi. Schifani per una vita è stato avvocato dei Graviano e ora sono diventati tutti paladini della legalità". Il collaboratore di giustizia, ex guardia penitenziaria arrestata nel 1998 nell’operazione "Grande Oriente", in videoconferenza risponde alle domande dei pg Sergio Barbiera e Giuseppe Fici, raccontando quanto appreso nel 1994 da Vincenzo Ferrara mentre era detenuto. Ferrara è il cognato del boss Piddu Madonia e avrebbe partecipato alle riunioni di cosa nostra a Bagheria in cui si decidevano le strategie stragiste, al posto del cognato nel frattempo arrestato. Riggio racconta che Ferrara all’epoca tentò il suicidio in carcere dopo avere ricevuto una lettera di minacce da parte di una donna e che lui lo aveva avvicinato per dargli conforto riuscendo in seguito a recuperare la lettera poi consegnata alle autorità giudiziaria. Riggio avrebbe riferito questi ultimi fatti ai pm di Firenze e Caltanissetta, che indagano sulle stragi del '92-'93, in due verbali del giugno 2018 trasmessi dall’autorità giudiziaria nissena a Palermo, ed inclusi nella ultima corposa attività integrativa di indagine della Procura generale di Palermo. Afferma ancora in aula, riferendo quanto appreso da Vincenzo Ferrara: "L'indicatore dei luoghi in cui erano avvenute le stragi (Georgofili, via Palestro, San Giovanni al Velabro) era il 'professore', cioè Dell’Utri. La mente è lui (Dell’Utri) che ci sta portando in fondo al tunnel e noi stiamo assecondando tutto. Ma che ne sa Riina di questi posti? Forza Italia era già nata e aveva vinto le elezioni". Riggio, che ha iniziato a collaborare nel 2008 sta riferendo di come, mentre era detenuto al carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, fu "agganciato nel 1999" per fare parte di una "task force che aveva come obiettivo quello di arrestare il boss Bernardo Provenzano". Di fatto Riggio, successivamente, tra il 2000 e il 2003, divenne un infiltrato in Cosa nostra, a cui fu affiliato nel 2000 alla famiglia mafiosa di Caltanissetta, per conto dei carabinieri.

leggi l'articolo completo