Sono stati molti gli interventi di rappresentanti delle istituzioni a vario livello, del mondo politico e del comparto giornalistico, a seguito dell’annunciato piano di riorganizzazione del Giornale di Sicilia, determinato da una crisi congiunturale sempre più grave dell’intero settore editoriale e che prevede, fra l’altro, l'incremento della riduzione dell'orario di lavoro previsto nell'attuale accordo di solidarietà, con un esubero di 17 redattori sull'organico di 34.
A prendere posizione, fra gli altri, il presidente della Regione, Nello Musumeci: "Il mio governo – dice il governatore siciliano - segue con attenzione e preoccupazione gli sviluppi delle varie vertenze che nell’Isola rappresentano la cartina di tornasole della crisi galoppante che, ormai da tempo, ha investito l'editoria. Ecco perché con l'ultima legge regionale di stabilità abbiamo stanziato dieci milioni di euro per il settore, destinando il 40 per cento proprio alla carta stampata. Non basta questa boccata d’ossigeno, ma è già qualcosa. Auspico che le risorse finanziarie messe in campo dalla Regione aiutino a trovare una rapida composizione della vertenza".
Per il sindaco di Palermo Leoluca Orlando "emerge un quadro allarmante sul futuro della testata e per l’impatto occupazionale in un settore che come altri sta subendo una crisi gravissima ma anche per le conseguenze inevitabili sulla presenza e la qualità dell’informazione nella città di Palermo, di cui il Giornale di Sicilia è in ogni caso protagonista. Per questo motivo - conclude il sindaco – manifesto l'interesse e la volontà dell’amministrazione comunale di essere parte attiva di un necessario confronto che deve coinvolgere anche i governi nazionale e regionale".
Reazioni anche da vari fronti politici. Per il segretario siciliano del Pd, Anthony Barbagallo, "l'attuale crisi economica e finanziaria investe anche il mondo dell’editoria, ma pur nell’ottica della salvaguardia dei bilanci e delle valutazioni legate alle singole scelte editoriali, è indispensabile individuare ogni possibile soluzione per tutelare i giornalisti che sono il cuore pulsante di ogni redazione".
In una nota congiunta, i parlamentari del M5S Roberta Alaimo, Valentina D'Orso e Adriano Varrica sottolineano che "non possiamo permettere, che questa realtà, patrimonio cittadino, dopo i tagli degli ultimi anni che ha colpito anche i poligrafici venga impoverita ulteriormente".
Interviene anche l’Ordine dei giornalisti di Sicilia, secondo cui "è necessario che vengano mossi tutti i passi per riportare redattori-editori-direzione intorno a un tavolo e trovare una via d’uscita diversa a una crisi drammatica. Invitiamo anche le istituzioni, dalla Regione al Comune di Palermo, a fare sentire la propria voce a sostegno di un giornale che ha svolto e continua a svolgere un ruolo essenziale nell’informazione siciliana".
"Il momento è difficile per tutti- si legge in una nota di Assostampa siciliana - Invitiamo i vertici aziendali a fermare un piano che di fatto rischia di disperdere un patrimonio professionale di enorme valore. Allo stesso tempo chiediamo alle istituzioni di accelerare sui provvedimenti di aiuto a un settore che vede in forte difficoltà tutte le testate siciliane".
Da parte sua il comitato di redazione del Giornale di Sicilia – al quale l’assemblea dei giornalisti ha consegnato un pacchetto di 17 giorni di sciopero - "ritiene grave l'atteggiamento dell'editore che non ha risposto mai alle richieste di incontro dell'organismo sindacale di base e lo ha addirittura scavalcato presentando un piano da macelleria sociale direttamente al tavolo nazionale. Dove forse si augura di trovare terreno più adatto alle sue richieste: auspicio destinato a non trovare riscontro. Il Cdr chiede agli editori, in linea con gli appelli del presidente Musumeci, del sindaco Orlando e di tanti altri esponenti politici, di fermare i tagli. E ancora una volta invita l'editore a riprendere la trattativa sulla fuoriuscita incentivata di alcuni colleghi: soluzione che alleggerirebbe di molto la situazione dei conti ed eviterebbe piani incondivisibili. Solo così si può evitare un conflitto doloroso, lungo, dagli esiti incerti e che i lavoratori vogliono evitare".
Al Cdr e alle posizioni espresse dalle varie parti entrate nel dibattito, rispondono gli editori del Giornale di Sicilia. "È davvero grave, oltre che offensivo, che il Cdr ci accusi di sfuggire a incontri e confronti e li invitiamo a provare quando questo è mai accaduto. Nel caso specifico, ricordiamo ancora una volta che l’accordo in itinere, di cui si chiede la revisione, è stato firmato in sede nazionale. Dunque si sta semplicemente seguendo la procedura corretta prevista dalle norme. Contrariamente a quanto da più parti si sbandiera in maniera errata e pretestuosa – continuano gli editori – nessun licenziamento è stato dunque deciso. Peraltro i giornalisti, a fronte di una crisi grave, prolungata e che non risparmia nessuna azienda editoriale, hanno subito tagli ben più ridotti rispetto ad altre componenti, prima fra tutte quella dei poligrafici. Vogliamo inoltre ricordare che l’inasprimento delle norme della sostenibilità delle aziende, impone agli amministratori delle stesse la loro chiusura se non ne viene formalmente garantirà la continuità. Riguardo infine agli annunciati e ventilati piani di sostegno pubblici – di cui non c’è mai stata traccia in oltre dieci anni di crisi del settore – ad oggi si parla solo di meri prestiti, che vanno comunque restituiti. Non chiediamo certamente contributi a fondo perduto, ma esistono altre misure di democrazia e partecipazione al sostegno, a cominciare per esempio - concludono gli editori - dalla pubblicità legale, l’azzeramento del cui obbligo è stato deciso da quella politica stessa alla guida delle istituzioni che adesso manifesta preoccupazione e promette interesse e vicinanza".
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