I carabinieri della Compagnia di Siracusa hanno eseguito stamattina un'ordinanza di custodia cautelare emessa dalla Procura aretusea a carico di 12 soggetti (10 in carcere e 2 divieti di dimora nella provincia di Siracusa), operanti in Siracusa, Catania e Palermo, ritenuti tutti responsabili di concorso in detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, marijuana ed hashish. L’operazione «Varenne», che ha inferto un colpo al traffico di hashish e cocaina in tre province siciliane, ha preso il nome da uno dei cavalli trottatori di tutti i tempi per la professione di Giovanni Pasqua, palermitano, indicato dai carabinieri come una figura centrale in questo traffico di droga. Pasqua lavora nel mondo dell’ippica e ciò gli avrebbe consentito di spostarsi in diversi ippodromi siciliani e piazzare gli stupefacenti. Nelle telefonate intercettate dai militari, Pasqua avrebbe usato un linguaggio criptico, legato al mondo dei cavalli e così, di volta in volta, gli stupefacenti venivano denominati in base al loro colore, associato a quello del mantello dei cavalli: pertanto, per riferirsi all’hashish, gli spacciatori usavano il termine convenzionale «sauro», un cavallo dal tipico manto castano. La droga arrivava nelle province anche tramite 'muli'. I carabinieri di Siracusa, agli ordini del comandante provinciale Giovanni Tamborrino, hanno posto sotto sequestro, nel corso dell’indagine 73 kg di hashish e 171 grammi di cocaina. Pasqua era stato già arrestato a Palermo nel 2018 ed in quell'occasione i militari trovarono nella sua disponibilità 39 kg di hashish. L’introito stimato del giro di droga scoperto è di circa 350.000 euro. Nel corso delle perquisizioni sono stati rinvenuti nell’abitazione di Alì circa 17 grammi di marijuana e una pianta di erba alta circa 2 metri. Sono state compiute numerose perquisizioni con l’ausilio di cani antidroga e di ricerca armi ed esplosivi. All’attività, eseguita da circa 80 militari del Comando Provinciale ha partecipato un elicottero del 12° Elinucleo Carabinieri di Catania (CT). Le misure cautelari sono state emesse dal GIP del Tribunale di Siracusa dott. Andrea Migneco, su richiesta del Procuratore Aggiunto della Procura di Siracusa, dr. Fabio Scavone e del Sostituto Procuratore, dr. Marco Dragonetti. Le attività investigative sono state avviate nel mese di agosto 2018 dopo l'arresto in flagranza del siracusano Salvatore Di Fede (detto "il pelato"), effettuato dai militari della Sezione Operativa nel febbraio dello stesso anno. L'uomo era stato trovato in possesso di circa 9 kg di cocaina. Da ciò i militari hanno dedotto che Di Fede fosse un importante acquirente di stupefacente che poi rivendeva in città per alimentare varie piazze di spaccio. L'uomo, infatti, nonostante fosse sottoposto agli arresti domiciliari, riusciva a continuare la sua attività di acquisto e rivendita di grosse partite di hashish e cocaina, coadiuvato da Claudio Barone e Massimo Toromosca. Da quanto emerso nel corso delle indagini, Di Fede era solito utilizzare due canali per l’approvvigionamento dello stupefacente: il primo facente capo a Pasqua, fornitore di hashish ed il secondo, che consentiva a Di Fede di reperire sia hashish che cocaina (quest’ultima proveniente dalla Calabria), attraverso soggetti catanesi, tra cui Rosario Sicurella. Anche Barone si occupava dell’attività delittuosa mentre si trovava ristretto agli arresti domiciliari, addirittura recandosi a Palermo per rifornirsi di droga e tenendo continui contatti con soggetti non appartenenti al proprio nucleo familiare. Pertanto è stato arrestato anche per evasione. Per i viaggi di approvvigionamento sia di hashish che di cocaina, Massimo Toromosca faceva da corriere, grazie alla sua libertà di movimento. Un altro piccolo gruppo di spacciatori era composto da Sebastiano Galeota, Giuseppe Bronzo e Giuseppe Greco. Questi ultimi, dopo essersi affrancati e aver guadagnato la loro autonomia nel mondo dello spaccio, cominciavano ad approvvigionarsi in maniera autonoma dagli stessi fornitori di Di Fede, tra cui Pasqua. Da Pasqua si rifornivano anche Francesco Zuccarello, Daniele Alì e Francesco Campanella.