Prima notte in carcere per Davide Corallo, il 39enne carabiniere sospeso da qualche mese dal servizio, arrestato ieri con l’accusa di aver ucciso il cuoco modicano Peppe Lucifora, rinvenuto cadavere il 10 novembre dello scorso anno nell’abitazione del quartiere Dente di Modica.
Stamattina i suoi legali, Piter Tomasello del Foro di Ragusa e Orazio Lo Giudice del Foro di Caltagirone si sono recati al carcere di Caltagirone dove è ristretto (per le normali procedure di prevenzione Covid 19). «È sereno e fiducioso» ha commentato l’avvocato Tomasello.
«Non siamo a conoscenza di nulla - dice l’avvocato Lo Giudice - dal momento che non ci sono stati ancora notificati gli atti». Non è stata fissata la data dell’interrogatorio di garanzia dopo il provvedimento di arresto firmato dal gip Eleonora Schininà su richiesta del pm Francesco Riccio.
Davide Corallo, 39 anni, in servizio alla Stazione dei carabinieri di Buccheri nel Siracusano, dal 13 febbraio, a seguito dell’avviso di garanzia era stato dichiarato temporaneamente non idoneo al servizio militare incondizionato. Gli inquirenti, in base alle prove raccolte dai tecnici del Ris di Messina e dagli uomini dell’Arma sul territorio, ritengono che il delitto possa avere un movente passionale - il cuoco venne ritrovato parzialmente svestito - e che la violenza della morte di Lucifora possa costituire elemento a sostegno dell’esigenza della custodia cautelare in carcere per l’unico indagato.
Il cuoco modicano sarebbe stato colpito con veemenza tale da fargli perdere i sensi, e poi soffocato con una presa mortale collo. Nel corso dell’indagine sarebbero emerse delle incongruenze sulle testimonianze raccolte in merito alle frequentazioni dei due e gli esami tecnici effettuati dai Ris avrebbero ricondotto alla presenza di Davide Corallo in casa di Lucifora in un arco temporale compatibile con il crimine. AGI
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