Dopo mesi di didattica a distanza spesso oggetto di critiche, finirà senza nemmeno l’ultimo giorno di scuola on line l’anno scolastico degli studenti italiani. I maggiori sindacati del mondo della scuola - Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda - hanno infatti proclamato uno sciopero per l’8 giugno, data che in molte regioni segna quest’anno la fine delle lezioni.
Uno sciopero che M5S giudica "incomprensibile" rivendicando «la scelta di una vera prova, selettiva e meritocratica, per l’assunzione e la stabilizzazione docenti precari» e «gli stanziamenti di questi ultimi mesi per la scuola».
Nel mondo sindacale da tempo covano i malumori ma il colpo di grazia lo ha dato il dl scuola approvato ieri in Senato con il voto di fiducia il quale ha stabilito tra l’altro che per l'assunzione dei 32 mila precari sarà necessario un concorso per esami e non per titoli da farsi dopo l’estate.
Ma i sindacati sono anche preoccupati per la ripresa delle lezioni a settembre: chiedono, tra l’altro, di ridurre il numero di alunni per classe e consentire una didattica a gruppi più piccoli ma ravvisano che non si stia lavorando in questa direzione; vorrebbero un concorso riservato per i direttori dei servizi generali e amministrativi facenti funzione con almeno tre anni di servizio; sostengono che bisogna assicurare il rinnovo del contratto con risorse aggiuntive.
Secondo le sigle sindacali servirebbero tra i 4 e i 5 miliardi per la scuola - escluse le somme necessarie all’edilizia scolastica - mentre al momento il governo ne ha stanziate 1,5 per il rientro a settembre. Insomma il ritorno tra i banchi sembra costellato da difficoltà. Nel documento messo a punto dal Comitato tecnico scientifico si fa riferimento, tra le altre cose, alla possibilità che anche i ragazzi delle scuole medie, oltre a quelli delle superiori, possano essere riproposte, almeno in parte, forme di didattica a distanza per ridurre la concentrazione di alunni negli ambienti scolastici. Non così prevederebbe la task force presieduta dal professor Bianchi e istituita presso il ministero dell’Istruzione: nei giorni scorsa la professoressa Amanda Ferrario, dirigente scolastico che fa parte del gruppo di lavoro, aveva detto che la didattica mista sarebbe stata riservata agli alunni delle scuole superiori mentre per quelli delle elementari e delle medie si punta alla sola didattica in presenza. Si avanzava poi l’ipotesi di classi con meno alunni ed anche eventualmente di lezioni più brevi.
Le linee per il rientro in classe in settembre sembrano mettere in serie difficoltà anche i dirigenti scolastici per i quali il documento del Comitato «offre riflessioni utili ma non soluzioni». «Non vorrei - dice Antonello Giannelli, presidente dell’Anp, l'Associazione nazionale presidi - che fare il preside diventasse una sorta di mission impossibile. Ci si chiede di far quadrare un cerchio che nessuno riesce a far quadrare e non danno soluzioni».
La ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina dal canto suo rassicura: «A settembre riporteremo studenti e studentesse tra i banchi. Lo faremo anche seguendo le indicazioni del documento de Comitato tecnico scientifico che individua regole chiare e di buon senso». Il primo banco di prova sarà sicuramente l’esame di maturità che coinvolgerà a settembre 480 mila studenti. Rimane invece ancora aperta la questione del ritorno in classe degli studenti per l’ultimo giorno di scuola, idea lanciata dal viceministro dell’Istruzione Anna Ascani e che aveva trovato molte condivisioni ma che aveva trovato la contrarietà del Comitato tecnico scientifico. L’ipotesi è di consentire, almeno agli studenti delle ultime classi dei cicli scolastici, di incontrarsi all’aperto, in piazze o parchi."Continuo a pensare sia un momento importante soprattutto per chi conclude una fase, sebbene non risolva del tutto il dramma vissuto dai nostri bambini e ragazzi», dice oggi Ascani.
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