La procura generale di Palermo ha impugnato l’assegnazione a Bruno Contrada, nell’ambito del procedimento di riparazione per ingiusta detenzione, il risarcimento di 667 mila euro disposto dalla Corte d’Appello del capoluogo siciliano. L’ex dirigente del Sisde ha invece reso noto, attraverso l’avvocato Stefano Giordano, di non voler presentare ricorso. «Nonostante la Corte - dice il legale - gli abbia attribuito una somma di gran lunga inferiore rispetto a quella che sarebbe spettata a Contrada, in particolare, alla luce delle perizie medico-legali prodotte in giudizio, il mio assistito non intende impugnare, sebbene sia ancora in termini per farlo. Il dottor Contrada e già soddisfatto della circostanza in se che la Corte d’Appello abbia riconosciuto l’ingiustizia della detenzione da lui patita per otto lunghi anni, a prescindere dalla quantificazione del conseguente danno. Difenderemo, naturalmente, la legittimità dell’ordinanza in questione avanti la Suprema Corte, convinti della fondatezza delle nostre ragioni e serenamente confidando, quindi, nel loro definitivo riconoscimento». Contrada è stato risarcito dopo che una sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo ha riconosciuto la ineseguibilità della sua condanna a 10 anni per un reato, il concorso esterno in associazione mafiosa, che all’epoca in cui fu commesso non era sufficientemente definito con chiarezza dalla giurisprudenza.