La mafia investe al Nord e la Lombardia diventa la cabina di regia di molti affari, in particolare quelli legati al nuovo business: la commercializzazione di cialde e capsule di caffè. I fratelli Fontana, esponenti dello storico clan mafioso palermitano dell'Acquasanta, arrestati oggi nel blitz della Dda di Palermo insieme alla madre e a una novantina di boss ed estortori, avevano messo su una redditizia attività imprenditoriale a Milano di commercio di orologi di lusso, attraverso società italiane ed estere gestite tramite prestanomi: denaro a fiumi e riciclaggio dei soldi sporchi della cosca anche grazie alla complicità di un commercialista milanese.
In una intercettazione uno degli indagati consiglia al boss Giovanni Fontana di acquistare in Inghilterra una società con soli 150 euro, garantendosi così la possibilità di accendere a un numero enorme di conti correnti. Nella conversazione si parla di bonifici di decine di migliaia di euro provenienti da Londra. Il pentito Vito Galatolo ha raccontato ai pm: "mio cugino Angelo Fontana figlio di Stefano, suo fratello Gaetano e Giovanni sono la stessa cosa, nel senso hanno tutto in comune, lui a Milano gestisce tutto a livello sugli orologi, brillanti compra vende, manda suo fratello a Palermo, fanno affari con altri gioiellieri".
"Ricordo che molti orologi venivano smerciati all'estero - ha aggiunto Galatolo - in particolare in Germania, dove venivano riciclati con appositi punzoni". E raccontando di un prestanome ha spiegato: "Gli hanno fatto aprire invece una gioielleria ma con i soldi dei Fontana, è uno smercio là... pure perché loro lavorano pure... portano orologi, cose rubate, li portano in giro... a Francoforte, in Germania". Dichiarazioni involontariamente confermate dal boss Giovanni Fontana in una intercettazione: "Io lo sai perché gli vendo gli orologi a lui?... ogni settimana mi porta trentamila.. fissi! Perché lui lo sai che venerdì, viene martedì a portarmeli due volte! Quelli di prima e quelli dopo!". "La giornata è questa... guadagni duemila euro al giorno, mille io, mille Gaetano, sto guadagnando ventimila euro al mese, solo la mia parte. Angelo di più!... Angelo viaggia... centomila euro al mese fa!".
E c'è anche la frode sportiva e il riciclaggio di denaro sporco realizzato attraverso l'acquisito di puledri di razza nell'inchiesta. Cosa nostra investe nel settore dell'ippica e avrebbe truccato gare corse in ippodromi di Torino, Villanova d'Albenga, Siracusa, Milano e Modena. In particolare dall'inchiesta, che ha portato anche al sequestro di 12 cavalli, è emerso che l'uomo della cosca nel mondo dell'ippica era Mimmo Zanca, già arrestato in passato, e incaricato di gestire la combine all'interno degli ippodromi, corrompendo e minacciando chi si opponeva.
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