Trend positivo ma tra tasso di contagiosità e assembramenti la Sicilia rischia di tornare nel tunnel
Guardando le tabelle di ieri dei dati in Sicilia legati all’epidemia di coronavirus non si può fare a meno che sorridere, e ancora di più se si mettono a confronto quelli della settimana appena passata con la precedente: non c’è un indicatore che sia uno negativo, tranne quello purtroppo dei decessi, visto che di Covid-19 purtroppo anche nell’Isola si continua a morire. Analizzando freddi numeri, però, ne esce fuori una fotografia che mostra nitidamente come la Sicilia in questo momento abbia retto più che egregiamente l’urto dell’epidemia, dirigendosi sempre più verso i “contagi zero”: ora sono circa una decina al giorno, con aumenti e diminuzioni irrisorie. I guariti crescono sempre di più, il numero dei malati (attuali positivi) è in continua discesa, ospedali e terapie intensive si svuotano. Palermo è sempre il capoluogo di Regione con il minor numero di contagiati d’Italia (per percentuale di popolazione, lo 0,043%) e la Sicilia è seconda nella stessa classifica (0,066%) solo dietro la Calabria. Tutto bene dunque? Non proprio. Ci sono due cose che non fanno stare sereni per il proseguo della fase 2. La prima: dalle immagini in giro per l’Isola si vede distintamente una situazione da “liberi tutti”, tanto che moltissimi sindaci (primo fra tutti Orlando) hanno lanciato appelli a rispettare le norme e le distanze, minacciando di richiudere tutto. Le scene viste a Mondello e nei vari parchi cittadini a Palermo (e non c’è nessun teleobiettivo o zoom che tenga, contrariamente a quanto si scrive sui social), soprattutto con decine di minorenni “assembrati”, parlano da sole. La seconda cosa è un nuovo tasso, quello della “contagiosità” del virus, rivelato venerdì dall’Iss, che pone la Sicilia all’ultimo posto in Italia, anche se per varie ragioni. Dunque, l’ottimismo che ha accompagnato gli abitanti dell’Isola fino ad ora potrebbe sparire a breve se non si cambia più in fretta possibile. E sarebbe, come detto, un vero peccato sprecare quanto fatto fino ad ora. Nella settimana tra il 2 e il 9 maggio, i nuovi contagi sono passati da 3212 a 3313, con una crescita del 3,1%, la metà rispetto alla stima precedente. Gli attuali malati sono passati da 2186 a 2080 (-106), i guariti da 787 a 977 (190 in più), i ricoveri in ospedale sono passati da 426 a 294 (-132), le terapia intensive si sono ridotte quasi della metà (da 30 a 17, i decessi da 240a 256 (+16, come la settimana precedenti). Sono stati effettuati più di 17000 tamponi, per un totale di oltre 100mila da inizio emergenza. Solo tre province su nove hanno avuto un aumento di attuali positivi in questa settimana: Palermo (+11), Catania (+15) e Agrigento (+2), il resto ha visto i casi scendere. Nella settimana dal 25 aprile al 2 maggio, c’era stata una crescita dei casi di coronavirus del 6,3%, da 3020 a 3213, dunque 193 contagiati in più. Dal 18 aprile al 25 aprile erano stati 348, con +13%. Dal 3 al 10 aprile l'aumento era stato di 432 unità (da 1932 a 2364), con una percentuale del 22%. Esattamente la metà di quanto avvenuto la settimana prima (44%) e nulla in confronto a quanto avvenuto dal 21 al 28 marzo, quando si era arrivati ad un preoccupante +177%. I malati che ancora lottano ancora col Covid-19 erano anche la scorsa settimana in diminuzione. Il 25 aprile gli “attuali positivi” erano 2272, ieri invece secondo il dato della Regione erano 2186 (-86). Dal 18 al 25 aprile c’era invece stato un aumento di 101 unità. Tornando al “tasso di contagiosità”, nell’ultimo aggiornamento epidemiologico sul coronavirus in Italia, è emerso un nuovo indicatore, diverso dall’ormai famoso R0 (erre con zero), il valore che indica il potenziale di trasmissibilità di una malattia infettiva. L’R0 rappresenta la media di infezioni secondarie generate da un singolo individuo infetto in una popolazione che non è mai venuta a contatto con il nuovo patogeno, cioè il “numero di riproduzione di base” di una malattia infettiva, un indice che, quanto più è elevato, tanto più indica un maggiore rischio di diffusione dell’epidemia. L’ultima pubblicazione dell’ISS mostra però un indicatore diverso da R0, riportando la misura del potenziale trasmissibilità del coronavirus con un parametro differente, l’indice Rt (erre con ti). Ebbene, secondo ques’ultimo dato, la Sicilia ha il dato peggiore, che addirittura supera la fatidica soglia dell’1, per l’esattezza 1,12, anche se l’Iss precisa che «in Sicilia sono sono segnalati pochi casi di infezione con trend in riduzione nell’ultima settimana. L’Rt leggermente leggermente superiore ad 1 potrebbe riflettere pregressi focolai limitati e di per sè non implica un aumento diffuso di di trasmissione». “R0 rappresenta il numero, in media, di casi secondari di un caso indice mentre l’Rt è la misura della potenziale trasmissibilità della malattia legata alla situazione contingente, cioè la misura di ciò che succede nel contesto - spiega il virologo Fabrizio Pregliasco, ricercatore del Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute dell’Università degli Studi di Milano, intervistato da Fanpage -. L’R0 indica quindi cosa accade in una situazione di popolazione totalmente suscettibile, per cui è un valore che rimane uguale. Questo virus, per capirci, ha un R0, in media, di 2,5 casi secondari, mentre l’indice di trasmissibilità Rt, in questo momento, è compreso tra 0,2 e 0,7, perché abbiamo realizzato dei sistemi di contenimento che ci stanno permettendo di ridurre il numero di casi. R0 è dunque una caratteristica del virus in una popolazione di soggetti suscettibili mentre, in un contesto contingente come il nostro, e quindi come indice di trasmissibilità in queste condizioni ambientali, proprio perché impediamo al virus di diffondersi, utilizziamo Rt”. Insomma, un motivo in più per non abbassare la guardia.