Lunedì 23 Dicembre 2024

Peppino Impastato, 42 anni dopo: l'omicidio che svegliò la coscienza della Sicilia

La notte tra l8 e il 9 maggio del 1978, nelle stesse ore in cui le Brigate Rosse si accingevano a mettere fine alla vita di Aldo Moro, una carica di tritolo devastava il corpo di Peppino Impastato, il cui resti furono trovati sui binaria di una ferrovia in Sicilia. Nato a Cinisi, a 30 chilometri da Palermo, da una famiglia mafiosa, ancora ragazzo Giuseppe Impastato (Peppino per parenti e amici) ruppe con il padre e avviò un’attività politico-culturale antimafiosa. Nel 1965, a 17 anni - riporta il sito giornalistiuccisi.it - fondò il giornalino L’Idea Socialista e condusse le lotte dei contadini, degli edili e dei disoccupati. Nel 1976 diede vita a Radio Aut, emittente libera autofinanziata con cui denunciò i delitti e gli affari dei mafiosi di Cinisi e della vicina Terrasini; il programma più seguito era Onda Pazza, trasmissione in cui 'Peppinò (con questo diminutivo viene oggi ricordato come un simbolo) sbeffeggiava mafiosi e politici. Nel 1978 si candidò alle elezioni comunali nella lista di Democrazia Proletaria. Quando morì aveva 30 anni. Dapprima si parlò di atto terroristico in cui l’attentatore era rimasto ucciso, poi di suicidio. Grazie anche all’attività del Centro Impastato venne infine individuata la matrice mafiosa del delitto Il 5 marzo 2001 la Corte d’Assise di Palermo condannò il boss Gaetano Badalamenti all’ergastolo e il suo vice Vito Palazzolo a 30 anni di reclusione. Nel 2011 La Procura di Palermo riapre le indagini per scoprire i responsabili del depistaggio attuato per nascondere la vera matrice dell’omicidio, segnalato nel 2000 dalla Commissione parlamentare. Nel 2012 Il pentito Francesco Di Carlo parla della richiesta mafiosa a Subranni di chiudere le indagini in cambio di benefici per la sua carriera. La Procura di Palermo chiede al gip l’archiviazione dell’inchiesta. Nel 2016 una nuova richiesta di archiviazione del caso, mentre nel 2018 il gip di Palermo individua che il generale dei carabinieri Subranni «aprioristicamente, incomprensibilmente, ingiustificatamente e frettolosamente escluse la pista mafiosa». Il Gip parla anche di «vistose, se non macroscopiche anomalie delle attività investigative». Ma cadono in prescrizione i reati di favoreggiamento per il generale dei carabinieri Antonio Subranni, e di concorso in falso per i tre sottufficiali, che la notte del delitto perquisiscono casa Impastato a Cinisi: Carmelo Canale, Francesco Abramo e Francesco Di Bono. La Casa Memoria di Peppino e Felicia Impastato a Cinisi riaprirà i battenti il prossimo 18 maggio. «Abbiamo perso i nostri amici e punti di riferimento a Cinisi, e che non rivedremo mai più. In questo modo vogliamo fare una promessa: da domani in poi inizierà per noi e per tutti il conto alla rovescia per arrivare al 9 maggio 202, ha detto Giovanni, fratello del giornalista ucciso dalla mafia, nel confermare per il prossimo anno gli appuntamenti saltati a causa dell’epidemia da coronavirus.

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