“L’ingresso in Sicilia è normato da un decreto del ministro dei Trasporti, di concerto con il ministro della Salute, che disciplina le modalità con cui si rientra nel territorio siciliano. Si tratta di un provvedimento, giudicato da tutti essenziale nella fase della diffusione del contagio, che ha raccolto la richiesta di limitare l’accesso all’Isola che il presidente Musumeci avanzava già dalla fine del mese di febbraio”.
Lo precisa l’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, replicando al capogruppo del Pd, Giuseppe Lupo. “Il tema del ricongiungimento familiare per stato di necessità – prosegue l’esponente del governo regionale – è già previsto in quel provvedimento e non necessita di alcuna autorizzazione nuova. Tuttavia, nelle prossime ore, valuteremo provvedimenti finalizzati a favorire il rientro dei fuorisede, che già oggi possono fare accesso nell’Isola, per come previsto dalla disciplina del ricongiungimento familiare”. “Dovremmo evitare su questi temi polemiche speciose – conclude Razza - . E’ facile dire facciamo entrare tutti, ma esistono ancora oggi regioni con contagi di molte migliaia di persone, quindi serve gradualità e prudenza”.
"I siciliani che si trovano fuori dalla Sicilia hanno il diritto di poter tornare a casa loro: Musumeci non può limitarsi a dire no ai rientri, ha il dovere di affrontare il problema e di trovare soluzioni, salvaguardando la salute di tutti", aveva sottolineato. "Bisogna attivare un programma di graduale rientro per i siciliani che fino ad ora sono rimasti bloccati in altre aree del Paese - aggiunge Lupo - e che adesso si trovano in difficoltà perchè magari hanno perso il lavoro, o per motivi economici, personali o familiari. Il rientro va organizzato prevedendo ad esempio tamponi rapidi all’ingresso che garantiscano l’esito in un’ora, e una 'quarantena a rischio zero contagì. Ma di certo - conclude Lupo - il presidente della Regione non può ignorare queste situazioni".
"Presidente Musumeci sono siciliano anch’io". E’ l’appello che un gruppo di studenti e giovani lavoratori che vivono fuori dalla Sicilia hanno affidato al web con l’hashtag #fatecitornare. Hanno postato i loro video sui social. Raccontano di essere fuorisede. Vivono a Ferrara, a Milano, Torino, Bologna. Alcuni hanno perso il lavoro. Altri raccontano che i genitori - lavoratori autonomi - non possono sostenerli perchè a loro volta vittime delle difficoltà economiche causate dalla pandemia. Con un gruppo Telegram stanno cercando di far sentire la loro voce. Chiedono un "protocollo di emergenza" un rientro in sicurezza, voli ad hoc. "Restare a casa è un dovere, ma tornare a casa è un diritto", affermano.
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