L'inchiesta sulla pirateria digitale della Procura di Bari ha avuto un primo effetto: Telegram ha bloccato 20 dei suoi canali attraverso i quali venivano diffuse illecitamente decine di migliaia di copie pirata di giornali, riviste e libri. Lo ha comunicato la stessa società che gestisce la applicazione di messaggeria istantanea con una mail, firmata " Telegram DMCA", inviata alla Procura di Bari in risposta al provvedimento di sequestro preventivo di urgenza notificato ieri dalla Guardia di finanza. "Thank you for your email. We have blocked all the channels from your list", ha scritto la società agli inquirenti baresi. Già in fase di esecuzione del sequestro, la Procura aveva precisato che "non vi sono elementi per poter affermare che i rappresentanti legali di Telegram siano consapevoli dei contenuti illeciti dei canali indicati", ma "dal momento che vi sia stata conoscenza del provvedimento, saranno consapevoli della eventuale prosecuzione dei reati, con le possibili ovvie conseguenze". Messaggio ricevuto, tanto che in poche ore la società di Dubai ha oscurato quasi tutti i canali che la magistratura barese aveva indicato come veicolo di ricettazione e riciclaggio di libri, giornali e riviste rubati, tutelati dalla norma sul diritto d'autore. Un furto che, stando alle stime della Procura di Bari, avrebbe causato al settore dell'editoria danni per circa 670 mila euro al giorno (250 milioni di euro all'anno), con più di 580mila utenti - non identificabili come gli amministratori dei singoli canali - che quotidianamente scaricavano gratuitamente romanzi, testi universitari, giornali e riviste. L'indagine, aperta dopo la denuncia di Fieg e Agcom e coordinata dal procuratore aggiunto Roberto Rossi, è stata una specie di operazione sotto copertura. Per individuare l'elenco dei canali incriminati, infatti, un finanziere si è iscritto all'applicazione Telegram e, spacciandosi per lettore, si è virtualmente "unito" a 21 canali scoperti dopo una ricerca con parole chiave, "edicola", "riviste" e "libri", accedendo così ai contenuti digitali piratati. "Non vi è dubbio - evidenzia la Procura che ha disposto il sequestro finalizzato alla rimozione dei canali illeciti - che un fenomeno delle dimensioni di centinaia di milioni di euro di danno, presenta poi una gravità particolare perché incide sulla tutela costituzionale della libertà di pensiero, base di ogni democrazia". (ANSA).