Bruno Contrada dovrà essere risarcito per ingiusta detenzione. La Corte d'Appello di Palermo ha accolto la richiesta di risarcimento presentata dall'ex numero due del Sisde, condannato a 10 anni per concorso esterno in associazione mafiosa.
A Contrada, difeso dall'avvocato Stefano Giordano, sono stati liquidati 667 mila euro. La condanna dell'ex poliziotto venne giudicata illegittima dalla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo e dalla Cassazione.
"I danni che io, la mia famiglia, la mia storia personale, abbiamo subito sono irreparabili e non c'è risarcimento che valga. Io campo con 10 euro al giorno. Stare chiuso per il coronavirus non mi pesa: sono stato recluso 8 anni", dice l’ex dirigente generale della polizia di Stato dopo aver appreso della decisione della Corte di appello.
LA SUA STORIA. Contrada, 88 anni e mezzo, ancora lucidissimo e con una grande memoria, è stato arrestato nel Natale 1992 e ha trascorso 4 anni e mezzo in carcere e 3 anni e mezzo ai domiciliari. Due anni gli sono stati condonati per buona condotta. "Il denaro - dice - non può risarcire i danni che ho subito in 28 anni. Quando nel 2017 la Cassazione ha recepito la sentenza della corte europea per i diritti dell'uomo, confortata dalla decisione della grande Camera di Strasburgo dove 17 giudici hanno dichiarato inammissibile il ricorso dell'Italia ho provato un momento di gratificazione.
L'Europa riconosceva la mia sventura umana e giudiziaria. Ma io provavo sofferenza solo a leggere i documenti di quella causa che cominciavano 'Bruno Contrada contro l'Italia".
"Ho vissuto - continua - fin da piccolo col valore altissimo della Patria, l'Italia, e dello Stato. Solo per questo avrei diritto a un risarcimento solo perchè hanno distrutto le certezze e i valori in cui ho creduto una vita". "Per me - prosegue - indossare la divisa da ufficiale dei bersaglieri a 22 anni, e poi quella della Polizia di Stato fino a diventare dirigente generale, era tutto. Anche in carcere applicavo quei valori comportandomi bene e rendendomi utile con i consigli e l'esempio per i compagni di detenzione".
LA DIFESA. La difesa di Bruno Contrada potrebbe impugnare la decisione della Corte d’appello di Palermo, per ottenere una somma superiore rispetto ai 667 mila euro. "Riteniamo - dice l’avvocato Stefano Giordano - che la pronuncia dei giudici siciliani sia perfettamente in linea con la decisione della Corte europea dei diritti dell’uomo e ne dia la giusta esecuzione: al di là del quantum liquidato, la Corte d’appello, con un provvedimento libero e coraggioso - continua il difensore dell’ex 007 - ha statuito che Bruno Contrada non andava nè processato nè tanto meno condannato e che dunque non avrebbe dovuto scontare neppure un solo giorno di detenzione".
Giordano rileva che sono state in questo modo "disattese le obiezioni della procura generale e dell’Avvocatura dello Stato", che ora però potrebbero ricorrere in Cassazione. Prospettiva che non allarma il penalista, che ha assistito Contrada dal ricorso alla Corte europea in poi: "Ci riserviamo di esaminare attentamente il provvedimento - aggiunge infatti Giordano - per valutare eventuali spazi per l’impugnazione in Cassazione".
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