Coronavirus, Borrelli: "Picco? Il Sud è ancora a rischio, sarà dura ripercorrere quel metro che ci separa"
I segnali sono buoni, incoraggianti. I dati presentati dalla Protezione civile indicano un rallentamento del contagio, ma secondo gli esperti è davvero molto presto per sbilanciarsi: ci sono numeri positivi, ma ci sono anche tante incognite, a partire dal rischio della comparsa di focolai a livello locale. Il sud è ancora a rischio e la situazione nei territori del nord resta la più drammatica, sottolinea, intervistato dal Corriere della Sera, il capo della Protezione civile Angelo Borrelli, che ha anche affermato che nessuno può e deve pensare di poter abbassare la guardia. "Non si sa quando si uscirà dall'emergenza coronaviru - ha poi ammesso -, ma è certo che senza le misure messe in campo, ora si conterebbero molti più morti". E per Borrelli, quando sarà finita, sarà molto difficile ripercorrere quel metro che ora separa le persone: "Dovremo essere abili a riavvicinarci all'altro gradualmente, senza perderne la fiducia". Ad un mese e mezzo di distanza da quel 20 febbraio quando a Codogno è stato diagnosticato il coronavirus al 38enne Mattia, gli scienziati pronunciano la parola "picco", tanto attesa da tutta Italia. Che non significa però la fine delle misure di contenimento e del distanziamento sociale: per le prime, si andrà avanti almeno fino a Pasqua; al secondo, dovremmo abituarci per mesi. Dunque l'ultima cosa da fare è pensare di esserne usciti e di allentare le misure di contenimento. Ormai lo ripetono come un mantra da giorni scienziati, tecnici, politici, esperti di ogni sorta. "Bisogna essere cauti, dobbiamo ancora iniziare la discesa e la discesa si comincia applicando le misure di isolamento in atto". Il governo ha recepito le indicazioni degli scienziati e nelle prossime ore si riunirà il Consiglio dei ministri per varare il nuovo Dpcm con la proroga delle misure. Fino a quando? "Al momento siamo fermi a Pasqua" ha risposto il membro del Comitato tecnico scientifico Roberto Bernabei. Altre due settimane, quindi, nelle quali l'esecutivo dovrà soprattutto decidere - se il trend attuale si confermerà - come 'rimodulare' le misure in atto: in sostanza, a quali attività consentire la riapertura e con quali modalità; stabilire cosa fare per le scuole; prevedere, in caso di un allentamento dei provvedimenti per i cittadini, una stretta per i fine settimana visto che sono in arrivo i ponti del 25 aprile e del 1 maggio. E siccome la discesa sarà lunga, c'è anche da garantire l'approvvigionamento dei dispositivi di protezione individuale, a partire dalle mascherine. Il commissario Domenico Arcuri ha detto che l'Italia ne ha acquistate 300 milioni, "che arriveranno progressivamente" nei prossimi giorni e che serviranno a coprire il fabbisogno di due mesi. A queste vanno aggiunte 620 mascherine Ffp2 e 3 che sono state date come 'scorta' all'ordine dei medici, i più esposti. Tutte strategie che hanno un solo obiettivo: raggiungere il valore zero contagi.