Domenica 22 Dicembre 2024

Coronavirus, la struggente preghiera del Papa: "Dio non lasciarci in balia della tempesta"

"Signore, guarda al nostro dolore e conforta i tuoi figli perchè sentiamo la tua presenza in mezzo a noi". Papa Francesco ha dato inizio così alla preghiera straordinaria per chiedere la fine dell’epidemia di coronavirus. Oggi pomeriggio venerdì di Quaresima, alle 18, Papa Francesco si è recato sul sagrato della Basilica di San Pietro e davanti alla piazza vuota, come aveva annunciato il 22 marzo al termine dell'Angelus, ha presieduto, sotto una fitta pioggia, una celebrazione di un'ora a conclusione della quale impartirà la Benedizione "Urbi et Orbi". Il Papa, dopo la salita a piedi, ha proferito le prime parole con voce affaticata. "Perchè avete paura?", ha più volte ripetuto. "Forse non avete fiducia? Abbiamo bisogno del Signore come i barcaioli avevano bisogno delle stelle. Con Dio a bordo non naufragheremo. Lui riporta il sereno nelle nostre tempeste perchè con lui la vita non muore mai". Vicino al cancello centrale della Basilica sono stati collocati l'immagine della Salus Populi Romani, ossia l'icona bizantina con cui viene raffigurata la Madonna che tiene in braccio il Bambin Gesù, e il Crocifisso di San Marcello. Il Santissimo Sacramento è stato esposto sull'altare che è stato collocato nell'atrio della Basilica Vaticana. Il Santo Padre, dopo la lettura e l'ascolto della Parola di Dio, terrà una meditazione. E infine, dopo la supplica, seguirà il rito della Benedizione eucaristica "Urbi et Orbi". Papa Francesco ha dato inizio alla preghiera straordinaria per chiedere la fine dell’epidemia di coronavirus rivolgendosi a Dio. "Signore, guarda al nostro dolore e conforta i tuoi figli perchè sentiamo la tua presenza in mezzo a noi", ha detto. "Scende la sera, l’uomo è smarrito ed impaurito. Siamo tutti sulla stessa barca", ha aggiunto nell’omelia pronunciata durante li momento straordinario di preghiera di questa sera, a Piazza San Pietro. "Da settimane sembra che sia scesa la sera. Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante, che paralizza ogni cosa al suo passaggio: si sente nell’aria, si avverte nei gesti, lo dicono gli sguardi", ha detto il Papa. "Ci siamo ritrovati impauriti e smarriti. Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca ci siamo tutti". Come quei discepoli, che parlano a una sola voce e nell’angoscia dicono: 'Siamo perduti', così anche noi ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme", ha aggiunto. L’emergenza attuale può essere l’occasione di "reimpostare la rotta della vita verso di Te, Signore, e verso gli altri", ha aggiunto, indicando i "tanti compagni di viaggio esemplari, che, nella paura, hanno reagito donando a propria vita". "Le nostre vite sono tessute e sostenute da persone comuni, solitamente dimenticate, che non compaiono nei titoli dei giornali e delle riviste né nelle grandi passerelle dell’ultimo show ma, senza dubbio, stanno scrivendo oggi gli avvenimenti decisivi della nostra storia: medici, infermieri e infermiere, addetti dei supermercati, addetti alle pulizie, badanti, trasportatori, forze dell’ordine, volontari, sacerdoti, religiose e tanti ma tanti altri che hanno compreso - ha sottolineato il Papa - che nessuno si salva da solo". Il mondo è chiamato a dare "un significato", ha poi aggiunto. "Il Signore ci interpella e, in mezzo alla nostra tempesta, ci invita a risvegliare e attivare la solidarietà e la speranza capaci di dare solidità, sostegno e significato a queste ore in cui tutto sembra naufragare. Abbracciare la sua croce - ha sottolineato Papa Francesco - significa trovare il coraggio di abbracciare tutte le contrarietà del tempo presente, abbandonando per un momento il nostro affanno di onnipotenza e di possesso per dare spazio alla creatività che solo lo Spirito è capace di suscitare. Significa trovare il coraggio di aprire spazi dove tutti possano sentirsi chiamati e permettere nuove forme di ospitalità, di fraternità e di solidarietà". È stato il cardinale Angelo Comastri, Arciprete della Basilica di San Pietro, a pronunciare la formula per la proclamazione dell'indulgenza plenaria con cui ogni peccato, anche quello perdonato con la Confessione, viene cancellato e che, durante l'emergenza generata dal coronavirus, cambia eccezionalmente la sua formula. Come viene spiegato dalla Penitenzieria vaticana, l'indulgenza plenaria cancella non solo il peccato ma anche la pena temporale che dovrà essere scontata o sulla terra con preghiere, penitenze od opere di carità, o in Purgatorio. Facendo riferimento alla comune metafora del foro provocato da un chiodo (il peccato), se la Confessione sacramentale copre il buco nel muro con dello stucco, l'indulgenza, ossia la remissione, lo ricompone completamente. In tempo di pandemia l'indulgenza verrà concessa senza la necessaria presenza fisica alla celebrazione di chi vi si vuole appellare e, come si legge nel decreto de 20 marzo della Penitenzieria, è rivolta a:

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