Giovedì 19 Dicembre 2024

Coronavirus, 300 siciliani bloccati a Malta: "Negato lo sbarco a Pozzallo"

Un'immagine della Valletta, Malta

La Regione Sicilia ha negato l'autorizzazione allo sbarco a Pozzallo di circa 300 siciliani bloccati da una settimana a Malta. Lo ha reso noto l’Ambasciata d’Italia alla Valletta con un avviso «a quanti hanno notificato all’ambasciata la loro volontà di far rientro in Sicilia per ragioni di assoluta necessità ed urgenza», in cui viene specificato che «l'ambasciata aveva ottenuto dalle autorità maltesi il via libera per imbarcare passeggeri domenica mattina sul catamarano che assicura il traffico merci». «Il presidente della Regione, Nello Musumeci - è scritto nella nota inviata all’Ansa - ha fatto presente che non sussistono per il momento condizioni di sicurezza che consentano di autorizzare lo sbarco di passeggeri a Pozzallo». La sede consolare, è specificato, «darà tempestivo avviso» ai connazionali che si sono registrati «non appena le autorità competenti avranno comunicato la possibilità di nuovamente utilizzare il porto di Pozzallo per l’accoglienza di passeggeri». A Pozzallo erano sbarcati il 18 marzo altri 167 passeggeri, in maggioranza siciliani, arrivati sempre da Malta dopo che il presidente Musumeci aveva autorizzato il trasferimento in deroga al decreto di chiusura dei confini siciliani adottato dal ministero dei Trasporti. Tutte le persone sbarcate erano state poste in quarantena. «Le vigenti disposizioni non prevedono, né consentono, alcuna autorizzazione, da parte del presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, in merito agli spostamenti dall’estero, sul territorio nazionale e nello Stretto di Messina verso l’Isola». Lo ribadisce ancora una volta la Presidenza della Regione, replicando con una nota all’Ambasciata d’Italia alla Valletta secondo la quale la Regione «avrebbe negato l’autorizzazione allo sbarco a Pozzallo di circa 300 siciliani bloccati da una settimana a Malta». «I requisiti, e le modalità - sottolinea la nota della Presidenza della Regione -, sono infatti stabiliti dal decreto del presidente del Consiglio del 22 marzo e dai decreti interministeriali della Salute e delle Infrastrutture del 18 e 24 marzo».

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