Santa Maria Maggiore e San Marcellino al Corso, due chiese carissime ai romani. Due luoghi di culto in cui pregare per le richieste più disperate. Il Papa si è recato oggi pomeriggio lì per invocare un «miracolo» che ponga fine alla pandemia. Prima ha pregato davanti alla Salus Populi Romani, nella basilica a due passi dalla Stazione Termini, e poi, dopo aver percorso «in pellegrinaggio» un tratto a piedi nella centrale via del Corso, ha pregato a San Marcellino davanti al crocifisso miracoloso che nel 1522 venne portato in processione per i quartieri della città perché finisse la «Grande Peste» a Roma. Un gesto fortissimo che ricorda quando Papa Pio XII uscì dal Vaticano per andare nella San Lorenzo appena bombardata. Una decisione che evidenzia la grande apprensione del pontefice argentino che da giorni prega per i malati e per un mondo stravolto dal coronavirus. Un’uscita a sorpresa, ancora di più oggi che tutta Italia è chiusa in casa. «Con la sua preghiera, il Santo Padre - ha riferito il portavoce vaticano Matteo Bruni - ha invocato la fine della pandemia che colpisce l’Italia e il mondo, implorato la guarigione per i tanti malati, ricordato le tante vittime di questi giorni, e chiesto che i loro familiari e amici trovino consolazione e conforto. La sua intenzione si è rivolta anche agli operatori sanitari, ai medici, agli infermieri, e a quanti in questi giorni, con il loro lavoro, garantiscono il funzionamento della società». Un Papa che non si blinda, dunque, anche se le migliaia di pellegrini che da sempre affollano il Triduo pasquale in Vaticano quest’anno non ci saranno. Le modalità delle celebrazioni in Vaticano sono ancora «da valutare» ma una cosa è certa: nessuno potrà chiedere i biglietti per partecipare alle messe di quei giorni. Se ci sarà qualcuno, nel rispetto delle distanze di sicurezza, saranno solo alcuni sacerdoti, suore o addetti vaticani, un pò come avviene in questi giorni per la messa a Santa Marta. Resta confermato che ogni momento della Settimana Santa del Papa sarà trasmesso in tv, radio e web. Una Pasqua dunque che si preannuncia diversa per tutti e anche per il Papa della 'Chiesa in uscità che pure oggi, al termine dell’Angelus dalla Biblioteca, non aveva resistito al saluto e alla benedizione della finestra del Palazzo apostolico. Un 'abbraccio' ad una piazza San Pietro completamente vuota. Nel corso della preghiera mariana il Papa ha voluto dare, anche se da lontano, una 'carezza' ai tanti sacerdoti in prima linea, come in Lombardia, la regione più colpita in Italia dall’emergenza coronavirus. «Grazie tante per tutto lo sforzo che ognuno di voi fa per aiutare questo momento tanto duro» ha detto rivolto a chi è accanto ai malati e alle persone fragili. Il pensiero in particolare al vescovo di Milano, mons. Mario Delpini, «arcivescovo vicino al suo popolo». Il pontefice ha parlato anche della «creatività dei sacerdoti: tante notizie mi arrivano dalla Lombardia su questa creatività. E’ vero, la Lombardia è stata molto colpita» ma ci sono «sacerdoti che pensano mille modi di essere vicini al popolo perché il popolo non si senta abbandonato. Sacerdoti con lo zelo apostolico che hanno capito bene che in tempi di pandemia non si deve fare il don Abbondio».