«Avevano messo in piedi un’amministrazione giudiziaria a conduzione familiare». Prosegue al Tribunale di Caltanissetta, la requisitoria del Pm Maurizio Bonaccorso nell’ambito del processo nei confronti dell’ex presidente della sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo, Silvana Saguto e di altri 14 imputati, accusati di avere creato un "cerchio magico" che esercitava una gestione illegale dei beni confiscati alla mafia.
Il pm, ricostruendo la posizione del professore dell’Università Kore di Enna, Carmelo Provenzano e dell’amministratore giudiziario Roberto Nicola Santangelo, entrambi tra i 15 imputati, ha sostenuto che questi ultimi avrebbero scambiato le amministrazioni giudiziarie come «una sorta di ufficio di collocamento personale per mogli, nipoti, cognati e amici».
La Saguto, avrebbe avuto come punti di riferimento Gaetano Cappellano Seminara, il «re» delle amministrazioni giudiziari e il professore Carmelo Provenzano che, secondo l’accusa, avrebbe avviato «una vera e propria parentopoli nella gestione dei beni sequestrati».
Ad amministrare i patrimoni sequestrati alla mafia, c'erano infatti anche la moglie di Provenzano, Maria Ingrao, incaricata di gestire un’azienda di surgelati e Calogera Manta, professoressa di Lettere, che si occupava della gestione di alcuni immobili. Ma c'erano anche cugini, nipoti e amici. E tra loro Roberto Nicola Santangelo, amico di Provenzano, il quale venne premiato con cinque incarichi importanti, solo perchè il suo nome era stato proposto proprio dall’ex docente della Kore. (AGI)
Persone:
Caricamento commenti
Commenta la notizia