Si conclude il periodo di quarantena per i 20 turisti cinesi che avevano viaggiato con la coppia di connazionali che risultata positiva al test del coronavirus. Il gruppo, ricoverato lo scorso 30 gennaio allo Spallanzani, è stato dimesso. Sotto osservazione dal ricovero dei due cinesi nell’ospedale romano (dove ancora si trovano in terapia intensiva), erano risultati sempre in buone condizioni generali e ripetutamente negativi ai test per la ricerca del nuovo coronavirus. Mentre il 29enne italiano positivo ai test la scorsa settimana resta ricoverato in buone condizioni, soprattutto senza febbre. Allo Spallanzani di Roma i medici restano impegnati h24 sui pazienti più 'a rischio' come per esempio la coppia di cinesi proveniente dalla città di Wuhan, che ha contratto il virus, è ancora ricoverata in isolamento nella terapia intensiva in prognosi riservata. Finora all’ospedale per le malattie infettive sono stati valutati 64 pazienti sottoposti al test. Di questi, 46 sono risultati negativi e quindi dimessi. Oltre ai tre casi confermati, invece, ci sono 14 pazienti sottoposti a test in attesa di risultato. Intanto prosegue il lavoro dei medici dell’istituto per le malattie infettive per verificare i sospetti contagi da coronavirus nel nostro Paese e si amplia il fronte della prevenzione con l'aumento degli episodi di autoisolamento, messi in atto soprattutto da cittadini cinesi tornati a fine gennaio dal proprio Paese. L'ultimo di questi a Palermo dove 28 i cinesi residenti in città si sono "rinchiusi" per 14 giorni in alcuni appartamenti appositamente affittati. C'è anche chi ha deciso da solo di mettersi in quarantena per proteggere i suoi bambini, gli amici, ma anche dipendenti e clienti del suo ristorante a Roma. Quando Ye è rientrato lo scorso 25 gennaio, dopo aver trascorso un periodo di vacanza nella zona dello Zhejiang, ha affittato una stanza nella zona di Bracciano ed è rimasto lì da solo per due settimane. «Non sono mai uscito e non ho incontrato nessuno», dice il ristoratore orientale, che ora è tornato a lavorare nel suo locale. E se da una parte si registrano ancora aggressioni nei loro confronti, c'è chi in Sardegna - per contrastare la psicosi - organizza al ristorante cene «per l’amicizia». L'ultimo episodio è stato registrato a Torino dove una coppia di cinesi, di 25 e 28 anni, ha denunciato di essere stata aggredita e insultata come "portatrice di Coronavirus". I due, che lavorano in supermercato, hanno raccontato ai carabinieri di essere stati avvicinati da un paio di sconosciuti, dai quali si sono sentiti dire di «Voi siete il virus, andate via». E il ventottenne sarebbe anche stato picchiato. «Ci hanno tirato delle bottiglie di vetro e poi sono scappati su un’auto», hanno raccontato ai militari. Sui disagi e le vittime provocate soprattutto in Estremo Oriente dal coronavirus è intervenuto anche il Papa, che alla fine dell’udienza generale ha rivolto «una preghiera per i nostri fratelli cinesi che soffrono questa malattia così crudele. Che trovino - ha auspicato Francesco - la strada della guarigione il più presto possibile».