Due siciliane su tre bloccate in Cina per il coronavirus sono rientrate in Italia. Dalila Adragna, la sinologa alcamese bloccata a Chendu, ad oltre mille chilometri da Wuhan dove è scoppiata l'epidemia, ha utilizzato il percorso alternativo suggerito dall'ambasciata per tornare in Italia scegliendo via Bangok, è atterrata a Fiumicino ieri mattina. Le è stata misurata la febbre e il papà e la mamma hanno comunicato all'Asp il rientro della figlia dalla Cina "per adottare tutte le misure sanitarie, ritenute opportune". L'odissea continua invece per Chiara, la figlia di Luigi Cravotta, maresciallo dei carabinieri in pensione che vive a Castellammare. Da un anno frequenta l'università di Tsingtao, nella provincia di Shandong, il suo ritorno è ancora un rebus. Il papà più volte chiamato la Farnesina e l'ambasciata di Pechino e gli è stato suggerito "un volo alternativo con scalo a Mosca o a Seul". "Mia figlia stamane alle 2,30 (ieri ndr) era nell'aeroporto - racconta -. Aveva superato tutti i controlli, ma nel momento in cui stava per salire in aereo è stata fermata perché la Corea, nel frattempo, aveva imposto il visto di ingresso. Chiara è rimasta a terra, delusa e adirata. Un' impiegata dall'Air Chine le ha consigliato di acquistare un biglietto Pechino-Madrid ed è questa la strada che stiamo seguendo". Infine, gioia a Partinico dove è tornata la giovane studentessa Marika Digato, 25 anni, che si trovava all'università di Tongji di Shanghai per frequentare il secondo anno del corso di laurea magistrale in Relazioni Internazionali, dopo aver vinto una borsa di studio all'università di Torino dove è iscritta. In Italia era già rientrata il 31 gennaio scorso ma è rimasta qualche giorno a Milano con il fidanzato prima di fare ritorno, ieri, a Partinico. L'articolo completo sull'edizione del Giornale di Sicilia in edicola