Il Consiglio di Stato, accogliendo le tesi dell’avvocato messinese Santi Delia, dello studio legale Bonetti e Delia, ha condannato la Regione Sicilia e il Ministero della Salute per la gestione del concorso di accesso al corso di formazione specifica in Medicina generale. Si tratta, in particolare, del corso di formazione, a numero chiuso, che sulla base delle Direttive Europee consente di ottenere il titolo utile per diventare medico di medicina generale e svolgere attività convenzionata come, ad esempio, quella a tutti nota come «medico di famiglia» nonchè dei servizi di 118. Il concorso, a cui avevano preso parte oltre 10mila medici, consentiva l’attribuzione di circa 1.000 posti finanziati con oltre 40 milioni di euro di fondi del Fondo Sanitario Regionale conferiti alle Regioni. La prova, uguale a livello nazionale, secondo gli avvocati Santi Delia e Michele Bonetti, risultava «viziata per la somministrazione di una domanda errata ragion per cui le graduatorie regionali avrebbero dovuto essere rifatte con nuova e rivista collocazione degli aspiranti». A seguito dell’accertamento di tale vizio, tuttavia, non tutte le Regioni si adeguarono in maniera completa limitandosi, in taluni casi, alla sola ammissione alla frequenza del corso senza riconoscimento del pagamento. Il Consiglio di Stato ha invece condannato l’Amministrazione a pagare la borsa di studio non erogata, pari a circa 40.000 euro, ai soggetti illegittimamente esclusi, oltre a diversi migliaia di euro a titolo di spese legali.