Appalti pilotati e pratiche edilizie agevolate in cambio di favori. Ci sono il sindaco di Villa San Giovanni, Giovanni Siclari, di 49 anni, dipendenti del Comune, professionisti e imprenditori fra le persone arrestate nell’ambito dell’operazione «Cenide» dei carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria. Il prefetto di Reggio Calabria Massimo Mariani con proprio provvedimento ha sospeso Siclari avendo accertato la sussistenza della causa di sospensione.
Una bufera quella che ha investito a cittadina dello Stretto, snodo del traffico marittimo sulla sponda calabra dello Stretto di Messina. Undici le persone raggiunte da provvedimenti restrittivi, sei quelle destinatarie di misure interdittive dell’attività lavorativa o professionale. Al centro dell’inchiesta, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, una serie di presunti episodi corruttivi con al centro importanti opere pubbliche gestite dal Comune dello Stretto. I carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria sono stati supportati da personale dei comandi provinciali di Milano, Brescia e Messina per l’esecuzione dell 'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip presso il Tribunale di Reggio Calabria.
La figura centrale emersa dall’inchiesta sarebbe quella dell’ingegnere Francesco Morabito, responsabile del Settore Tecnico Urbanistico del Comune di Villa San Giovanni, al quale vengono contestati i reati di corruzione, turbativa d’asta, falso in atto pubblico, truffa aggravata e peculato. La principale vicenda su cui è stata focalizzata l’attenzione è relativa alla realizzazione di un nuovo impianto di bigliettazione e connessa automazione ad opera della società Caronte & Tourist S.p.A. La vicenda coinvolge Antonino Repaci e Calogero Famiani, rispettivamente presidente del consiglio di amministrazione ed amministratore delegato della società Caronte & Tourist S.p.A., lo stesso Morabito e il geometra Giancarlo Trunfio. Secondo la procura reggina, avrebbero «agevolato, con atti contrari ai propri doveri d’ufficio, la realizzazione dei lavori di ammodernamento della nuova biglietteria automatica».
In cambio della promessa di assunzione di Gianluca Trunfio, figlio di Giancarlo, da parte della Caronte & Tourist S.p.A., Francesco Morabito e Giancarlo Trunfio avrebbero adottato un provvedimento autorizzativo illegittimo al fine di consentire alla Caronte la rapida realizzazione dell’opera, in assenza di un regolare titolo edilizio. I manager indagati, scrivono ancora gli inquirenti, avrebbero anche promesso di «elargire utilità» ad amministratori comunali, che in cambio avrebbero asservito la loro attività agli interessi della società di navigazione. Repaci avrebbe individuato il suo principale interlocutore nel sindaco Giovanni Siclari, al fine di assicurarsi l’affidamento dell’area sulla quale la sua società aveva progettato la realizzazione dei lavori. Di un altro episodio corruttivo sarebbe stato protagonista ancora una volta Francesco Morabito, il quale avrebbe agevolato l’iter delle pratiche edilizie di Gaetano Bevacqua, noto imprenditore operante nell’ambito della ristorazione e gestore della sala ricevimenti «Villa Chiringuito», in località Cannitello di Villa San Giovanni. Tutto ciò, ritengono gli inquirenti, in cambio di ingiusti vantaggi economici, come cene, gratuite o con rilevanti sconti.
Morabito avrebbe poi indirizzato l’aggiudicazione dell’appalto per la progettazione definitiva ed esecutiva per le opere di riqualificazione del lungomare Fata Morgana di Villa San Giovanni in favore di un raggruppamento temporaneo di professionisti in cui avrebbe inserito anche suo figlio Giovanni Marco, neo laureato in ingegneria.
«L'indagine ha verificato che Francesco Morabito, attraverso la richiesta di favori e assunzioni, aveva piegato lo svolgimento dell’attività tecnica alla società stessa». Lo ha affermato il procuratore capo Giovanni Bombardieri per illustrare i risultati dell’operazione Cenide.
«In particolare - ha aggiunto il procuratore - l’ufficio tecnico non aveva svolto gli accertamenti necessari per verificare la regolarità di alcune opere e addirittura, in alcune conversazioni, la moglie di uno dei due indagati dell’ufficio tecnico faceva riferimento a un «do ut des», al fatto che il marito avesse chiuso non un occhio ma mille occhi per favorire quell'azienda e addirittura alla necessità che lo stesso marito rimanesse in carica fin quando quell'assunzione non si fosse realizzata, perchè diceva non era neanche una questione di stipendio ma di potere. Questo - ha concluso Bombardieri - è l’esempio di una mala gestione della cosa pubblica perchè accanto a una serie di attività che venivano svolte con «favore» per gli amici dil Morabito, vi era tutta un’altra serie di attività dell’ufficio che riguardava gli altri cittadini che evidentemente subivano ritardi o ripercussioni da queste attività illegali svolte».
«In merito agli ultimi accadimenti relativi all’ufficio tecnico del comune di Villa San Giovanni e che vedono coinvolti esponenti del top management della società, la Caronte&Tourist esprime la propria fiducia nell’operato della magistratura, a cui guarda con la dovuta serenità, auspicando che i dirigenti interessati abbiano al più presto occasione di chiarire i comportamenti contestati». Lo dice Tiziano Minuti, responsabile personale e comunicazione
responsabile Caronte&Tourist. «L'attività del gruppo - prosegue Minuti - continua dunque a fluire regolarmente grazie al contributo delle centinaia di donne e uomini che quotidianamente assicurano il proprio impegno, forti di un sistema di valori solido e radicato».
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