Chiesti 5 anni per il tenente colonnello Marco Alfio Zappalà, arrestato lo scorso 16 aprile assieme all’ex sindaco di Castelvetrano, Antonio Vaccarino. L’ufficiale, che all’epoca era in servizio alla Dia di Caltanissetta, è stato processato con il rito abbreviato e si trova ancora ai domiciliari, accusato di rivelazione del segreto d’ufficio e istigazione all’accesso abusivo ad un sistema informatico. L’inchiesta ha rivelato un presunto sistema di "talpe" a beneficio del latitante Matteo Messina Denaro. Per entrambi i reati i pm della Dda di Palermo (aggiunto Paolo Guido, sostituti Francesca Dessì, Pierangelo Padova, Gianluca De Leo) contestano il concorso, nel primo caso con l’ex primo cittadino castelvetranese, nel secondo caso con l’appuntato dei carabinieri Giuseppe Barcellona, in servizio a Castelvetrano, la cui posizione è stata stralciata. Secondo l’accusa, rappresentata oggi in aula dal sostituto procuratore Pierangelo Padova, Zappalà avrebbe condiviso con Vaccarino uno screenshot ricevuto da Barcellona, contenente la schermata del sistema di intercettazioni, raffigurante una conversazione tra due soggetti (all’epoca indagati) che discutevano del funerale di Lorenzo Cimarosa (collaboratore di giustizia morto nel gennaio 2017 a causa di una grave malattia). Durante le indagini i carabinieri del Ros hanno documentato l’invio di una email dall’indirizzo di posta elettronica di Zappalà a quello di Vaccarino che ne parlò con Vincenzo Santangelo, titolare di un’agenzia funebre in passato condannato per mafia, «con l’uso che tu sai di doverne fare e con la motivazione che la tua intelligenza sa che mi spinge», diceva.