L'interrogatorio, la confessione e poi il fermo. La svolta nelle indagini sull'esplosione di Quargnento rende giustizia ai tre vigili del fuoco rimasti uccisi. Il proprietario della cascina Giovanni Vincenti avrebbe potuto avvertire i soccorritori ed evitare la strage. Ha agito per soldi, e sebbene non fosse nelle sue intenzioni, ha provocato una strage.
Il suo fermo, poche ore dopo lo straziante addio ad Antonino, Marco e Matteo, chiude il cerchio ma non asciuga tutte le lacrime. "La futilità del gesto e la possibilità che la seconda esplosione potesse essere evitate rende tutto più drammatico e inaccettabile", dice Fabio Dattilo, comandante del Corpo nazionale dei vigili del fuoco. "Sapere che il colpevole è stato trovato ci aiuta a lenire il dolore - prosegue - purtroppo nulla potrà restituire Antonino, Marco e Matteo al nostro affetto e a quello delle loro famiglie".
Nella Cattedrale di Reggio Calabria è stato celebrato il rito funebre per Antonino Candido. "Il dolore per questa morte - le parole dell'arcivescovo metropolita, mons. Giuseppe Fiorini Morosini - è tanto più incolmabile questo perché assurdo, provocato dall'odio cieco di chi si pone al di fuori dalle regole del vivere umano e civile e, ahimè, forse anche religioso".
Oggi, intanto, a Quargnento, dopo la messa in parrocchia, è in programma un corteo a piedi fino alla cascina, dove verranno deposti fiori e ceri. Anche a Tortona, nella chiesa della Madonna della Guardia, verrà celebrata una messa in suffragio. A Gavi, Marco Gastaldo e gli altri due vigili del fuoco morti, verranno ricordati anche alla partita di calcio della prima squadra cittadina. E l'incasso sarà devoluto al fondo creato per le famiglie delle vittime di Quargnento.
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