Lunedì 23 Dicembre 2024

Vigili del fuoco uccisi, il proprietario della cascina fermato per omicidio: voleva truffare l'assicurazione

I feretri dei tre vigili del fuoco morti nell'esplosione di Quargnento, durante funerali

Svolta nelle indagini sull'esplosione di Quargnento, in provincia di Alessandria, che ha portato alla morte dei tre vigili del fuoco. I carabinieri nella notte hanno eseguito un fermo nei confronti del proprietario della cascina Giovanni Vincenti, ritenuto responsabile di disastro doloso, omicidio e lesioni volontarie. La sua identità è stata ufficializzata dal procuratore Enrico Cieri in conferenza stampa La notizia del fermo di polizia giudiziaria era arrivata alle 2.29 con un comunicato di dieci righe, che rimandava per i dettagli alla conferenza stampa, al termine del lungo interrogatorio di Vincenti che alla fine ha confessato, negando però l'intenzione di volere uccidere. Indagata anche la moglie. Il movente è una tentata frode all'assicurazione, come ha reso noto il procuratore di Alessandria Enrico Cieri. Le indagini hanno portato in pochi giorni ad un primo risultato grazie alle attività "serrate e articolate" dei carabinieri, agli ordini del colonnello Michele Angelo Lorusso. La svolta è arrrivata a poche ore dai funerali solenni di Antonino, Marco e Matteo nella cattedrale dei Santi Pietro e Marco di Alessandria, alla presenza tra gli altri del premier Giuseppe Conte, del presidente della Camera Roberto Fico e del ministro dell'Interno Luciana Lamorgese. "Dovete beccarli, dovete fare di tutto per beccarli", è stato l'appello che i parenti delle tre vittime hanno rivolto nell'occasione al presidente del Consiglio. "Bisogna capire perché e chi ha fatto questo", è l'invito pressante del comandante provinciale dei vigili del fuoco, Roberto Marchioni, nell'esprimere la "rabbia" dei pompieri di fronte a questa tragedia. Numerosi gli accertamenti tecnici e gli interrogatori, tra cui nelle ultime ore quello dello stesso Vincenti. L'uomo, che gli inquirenti avevano già ascoltato più di una volta, ha risposto per diverse ore alle nuove domande degli investigatori. IL MOVENTE. Lui e la moglie erano "fortemente indebitati", ha spiegato in conferenza stampa il procuratore Cieri, illustrando i particolari dell'operazione. "Lo scorso agosto - rivela il magistrato - l'assicurazione dell'edificio era stata estesa al fatto doloso. Il premio massimale era di un milione e mezzo di euro". L'ERRORE. "Il timer era stato settato all'1.30 ma accidentalmente c'era anche un settaggio alla mezzanotte. Questo ha portato alla prima modesta esplosione che, ahimè, ha allertato i vigili del fuoco". Il procuratore di Alessandria, Enrico Cieri, ricostruisce così l'esplosione, che doveva essere una sola ma l'errore nella programmazione del timer, collegato alle bombole del gas, ha provocato la tragedia. "SI POTEVA EVITARE". Giovanni Vincenti poteva evitare la tragedia, secondo quanto spiega il procuratore di Alessandria, Enrico Cieri. "La notte della tragedia Vincenti è stato informato da un carabiniere che il primo incendio era quasi domato - spiega il magistrato -. Vincenti non ha detto che all'interno della casa c'erano altre cinque bombole che continuavano a far fuoriuscire gas. Era intorno all'1, ci sarebbe stata mezz'ora di tempo per evitare la tragedia". Vincenti ha sostenuto di non averlo detto perché "sconvolto per un gesto andato al di là delle intenzioni". Nel corso dell'interrogatorio, ha ribadito più volte che "non voleva uccidere". Nei suoi confronti resta però l'accusa di omicidio volontario plurimo, oltre a quelle di disastro e lesioni. LA CONFESSIONE. Giovanni Vincenti è crollato, confessando le proprie responsabilità nell'esplosione della cascina di Quargnento, di fronte al ritrovamento del manuale di istruzione del timer utilizzato per innescare le bombole di gas. "Il foglietto di utilizzo del timer era sul comò in camera da letto - rivela il magistrato - È stato questo elemento a indurlo alla confessione". La confessione è stata "precisa, esaustiva, riscontra le evidenze oggettive acquisite in precedenza" precisa il procuratore Cieri. "Questi uomini - ha aggiunto il magistrato riferendosi ai militari dell'Arma - lavorano da giorni a pancia a terra". Gli accertamenti proseguono: "L'intenzione dell'attività investigativa è arrivare a un quadro pieno di elementi circostanziati e conferme. Un lavoro che è stato e continua ad essere fatto bene".

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