Non appartenevano all'Isis, perchè i loro comportamenti non sono stati giudicati da jihadisti. Dunque nulla a che fare col terrorismo. Per questo la corte di Assise di Torino lo scorso luglio ha assolto quattro giovani tunisini accusati di avere formato un gruppo collegato all'Isis.
Ora sono arrivate le motivazioni della sentenza. I giudici hanno tenuto conto che fumavano, vestivano all'occidentale, spacciavano stupefacenti, parlavano esplicitamente di sesso e uno di loro era sposato con una donna cattolica: comportamenti "ripugnanti per qualsiasi musulmano radicalizzato" e "incompatibili con i dogmi islamici fatti propri dall'Isis".
Nel 2015 i quattro si erano stabiliti a Torino e, secondo gli investigatori, dopo un iscrizione fittizia all'università per ottenere agevolazioni e borse di studio avevano aderito alle ideologie portate avanti dallo Stato islamico. I quattro, amici di due foreign fighters morti in Siria nel 2015, avevano pubblicato sui social alcune frasi di ricordo con foto e video di combattenti e avevano condiviso alcuni post inneggianti al martirio.
"Nelle manifestazioni di pensiero - afferma però la Corte - non si ravvisa alcuna istigazione o apologia riconducibile alla commissione di uno o più specifici delitti", scrivono i giudici, secondo i quali apporre "semplici like" a post o immagini serve "per memorizzare o rendere facilmente rintracciabile un documento". I pm Roberto Sparagna e Paolo Scafi avevano chiesto l'assoluzione.
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