Il Consiglio di Stato, con i provvedimenti dell’11 ottobre 2019, ha affermato in maniera netta che solo ed esclusivamente i soggetti che hanno fatto ricorso avverso il concorso relativo al mancato accesso ai corsi di Laurea in Medicina e Chirurgia, possano usufruire dell’attribuzione di uno dei 1660 posti non banditi e previsti in più quest'anno dal ministero. "Le ultime ordinanze di qualche settimana fa davano semplicemente conferma delle nostre vittorie dei mesi precedenti - dicono gli avvocati Michele Bonetti e Santi Delia, dando notizia della nuova ordinanza -. In quella sede, difatti, con un dossier inedito, si era dimostrata la conclamata sottoutilizzazione degli ultimi anni delle risorse universitarie che aveva portato a bandire un numero di posti sempre più misero e insufficiente a fronte della crescente domanda". A seguito del ricorso presentato il Consiglio di Stato, aveva scritto che "l’aumento dei posti complessivi nelle Università italiane per detti corsi di laurea, disposto sia pur a partire dell’anno accademico 2019/2020, è indizio serio e non revocabile in dubbio della fondatezza della censura sul sottodimensionamento dei posti fin qui resi disponibili". Nonostante i plurimi provvedimenti favorevoli del Consiglio di Stato che, ormai da mesi ha definitivamente consacrato qual è la linea da seguire, "molti Atenei italiani hanno illegittimamente rigettato le richieste di immatricolazione dei ricorrenti vittoriosi e, in questo modo, non soltanto hanno leso il diritto, costituzionalmente garantito, allo studio, ma hanno senz’altro eluso le pronunce del più alto organo di giustizia amministrativa". Pertanto, il Consiglio di Stato si è anche espresso su questa spinosa questione, pronunciandosi a favore dei ricorrenti e ordinando l’ottemperanza di tutti quei provvedimenti non eseguiti dagli atenei italiani. Le prime ottemperanze sono giunte il 3 ottobre e oggi la prima decisione con la quale si stabilisce che tali posti dovranno essere assegnati ai soli ricorrenti. "Il Consiglio di Stato, ha “corretto” espressamente il Miur circa il fatto che gli effetti delle decisioni favorevoli sono sempre limitate ai ricorrenti e non estensibili a chi non aveva proceduto ad agire. La decisione - commentano Delia e Bonetti - conferma in maniera tranciante e, invero, serve a fare ancora una volta chiarezza su alcuni aspetti fondamentali in ordine alla questione dei posti vacanti. In primis sono gli Atenei e dover disporre delle immatricolazioni; ciò evita una situazione di arresto dettata dall’immobilismo del Miur che pregiudica la carriera di tanti studenti, i quali avendo la possibilità di utilizzare questi posti non optati si ritroverebbero con una chance in più. In secondo luogo tale decisione, conferma che chi non ha agito in giudizio e non ha un provvedimento favorevole non può pretendere il posto che, al contrario, deve essere assegnato a chi come noi, con successo, ha agito".