I poliziotti Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, in servizio a Caltanissetta nel pool che indagava sulla strage di via D’Amelio, il 19 luglio '92 a Palermo, e attualmente sotto processo con l’accusa di aver depistato l’inchiesta, saranno interrogati il 15 ottobre dalla Procura di Messina. I pm della città dello Stretto hanno aperto un procedimento a carico di due magistrati che facevano parte del pool che coordinò l’inchiesta sull'attentato: Carmelo Petralia ed Annamaria Palma, indagati a Messina per calunnia aggravata dall’aver favorito Cosa nostra. Stessa accusa di cui rispondono a Caltanissetta i tre poliziotti. Annamaria Palma attualmente è avvocato generale a Palermo, mentre Petralia ricopre la carica di procuratore aggiunto a Catania. Nell’ipotesi accusatoria, in concorso con i tre poliziotti sotto processo a Caltanissetta, avrebbero depistato l'indagine sulla strage costata la vita al giudice Paolo Borsellino. Un depistaggio definito clamoroso nella sentenza di primo grado del processo Borsellino quater, costato l’ergastolo a sette innocenti. Il reato contestato ai magistrati e ai funzionari di polizia è la calunnia: i pm e i poliziotti avrebbero imbeccato tre falsi pentiti, costruiti a tavolino tra cui Vincenzo Scarantino, suggerendo loro di accusare falsamente dell’attentato persone ad esso estranee. Ai magistrati si contesta, oltre all’aggravante di avere favorito Cosa nostra, anche l’aggravante che deriva dal fatto che dalla calunnia è seguita una condanna a una pena maggiore di 20 anni. A Palma e Petralia a giugno è stato notificato dalla Procura di Messina, che indaga in quanto è coinvolto un magistrato in servizio a Catania, un avviso di accertamenti tecnici irripetibili sulle bobine con le telefonate intercettate del falso pentito Scarantino. ANSA