Mercoledì 18 Dicembre 2024

Ponte Morandi, dietro il crollo l'ombra degli affari con un gruppo cinese

Nella primavera del 2017 vanno in scena grandi manovre in casa Atlantia e il 28 aprile si annuncia una maxi operazione: la vendita di quasi il 12% di Autostrade per 1,48 miliardi. Il pacchetto è acquistato da un consorzio guidato dai tedeschi di Allianza e da Silk Road Fund fondo sovrano cinese. La liquidità permetterà ad Atlantia di acquisire la spagnola Albertis. Questo, secondo la procura di Genova potrebbe aver avuto un ruolo nella gestione della sicurezza delle infrastrutture, Ponte Morandi compreso. Emerge da riunioni in Aspi in cui a dettare la linea è Michele Donferri Mitelli, capo delle manutenzioni. "Devo spendere il meno possibile... sono entrati i tedeschi,... sono entrati i cinesi... devo ridurre al massimo i costi e devo essere intelligente de portà alla fine della concessione". Per il Gip Angela Maria Nutini che nelle settimane scorse ha firmato misure cautelari per tecnici che avrebbero falsificato l'esito di ispezioni "emergono con prepotenza le logiche commerciali sottese agli interventi manutentivi. L'audio con le frasi di Donferri Mitelli precede di oltre un anno il crollo del 14 agosto 2018. I finanzieri lo hanno trovato nei computer di Marco Vezil, dirigente Spea, che aveva l'abitudine di registrare di nascosto ogni incontro". È quanto riportano Il Secolo XIX e La Stampa. Il 24 ottobre 2017 si tiene un altro summit tra Autostrade e Spea. Dobferri chiede in modo esplicito di rivedere al ribasso le valutazioni di rischio su alcuni viadotti. "Che sono tutti 'stì 50 (il numero indica il coefficiente di rischio, più alto è più urgenti sono le manutenzioni)? Me li dovete toglie... Riscrivete e fate Pescara a 40 perché ti ho detto, il danno di immagine è un problema di governance". Un dialogo che, spiega il giudice, mostra la finalità di lucro nelle direttive di Donferri in ordine all'attribuzione dei voti dei difetti delle opere ammalorate. In un documento Consob del 16 luglio 2017 si spiega che "l'importo complessivo degli impegni di spesa dovrà rimanere immutato". Da qui, probabilmente, l'ossessione per mantenere i costi sotto controllo. (ANSA)

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